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Mercoledì 17 Giugno 2009 - Libertà

Un comunista nella "Milano da bere"

Oggi si presenta il libro su Badini, sovrintendente alla Scala per 13 anni

Ricordate la Milano da bere, paleo-leghista, appena appena berlusconiana e molto craxiana? Quando il Garofano era il simbolo di quella stagione politica, con Tognoli e Pillitteri che si alternarono alla guida della città e tanti intellettuali ruotavano intorno a Bettino Craxi? Eccezione che conferma questa regola, è stato Carlo Maria Badini, un intellettuale che ha segnato la storia del teatro alla Scala con i suoi tredici anni di sovrintendenza dopo l'era di Paolo Grassi (1977) e fino al passaggio di testimone al delfino, Carlo Fontana, nel 1990.
Badini era infatti un comunista senza aggettivi e, prima di approdare nella metropoli lombarda, aveva gestito il Teatro Comunale di Bologna secondo il modello della buona amministrazione delle regioni rosse. Ci ha lasciato due anni fa e oggi alle 17.30, all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro di Milano, Giorgio Festi già sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna, Luigi Girati dell'Accademia Filarmonica di Bologna e Carlo Tognoli ex sindaco di Milano e presidente della Fondazione Policlinico di Milano, con il coordinamento di Stefano Pareti, ricorderanno, forse per ritrovare un po' del loro tempo migliore, la figura di questo intellettuale, attraverso la presentazione del libro scritto a più mani, che ha come titolo Carlo Maria Badini. Una vita per la musica (Bononia University Press).
Il libro è articolato in quattro sezioni: gli inizi da sindacalista e gli anni da primo assessore alla cultura della Provincia di Bologna (a cura di Nazario Sauro Onofri); la sovrintendenza del Teatro Comunale di Bologna (a cura di Piero Rattalino); gli anni alla Scala (a cura di Alberto Sinigallia); l'ultima grande sfida, la fondazione dell'Orchestra Mozart (a cura di Brunella Torresin, con un intervento, fra gli altri, di Claudio Abbado). Si aggiungono le testimonianze di altri amici come Fabio Roversi-Monaco (a suo fianco nella creazione dell'Orchestra Mozart) Sergio Fiorelli (già segretario generale del Comunale di Bologna) e Franco Varini (all'epoca responsabile dell'Ufficio Decentramento, inventato proprio da Badini). Sono poi riportati interessanti documenti, come l'autobiografia scritta nel 2005 in occasione dell'ottantesimo compleanno, e un ricchissimo apparato fotografico. Il volume è stato realizzato per iniziativa dell'Accademia Filarmonica di Bologna, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.
Ma cosa ha spinto gli organizzatori della serata a ricordare Carlo Maria Badini, un uomo chiave della cultura italiana, che ha segnato la storia del teatro alla Scala? A piangerlo dovrebbero essere soprattutto due città, Milano e Bologna. Invece no, perché Badini, negli anni in cui Pareti è stato sindaco, ha avuto insieme ad Aldo Lanati, allora assessore alla Cultura, diversi contatti con la nostra città e quando Luciano Pavarotti fu invitato al Municipale nel corso delle celebrazioni dei 2200 anni dalla fondazione di Piacenza, fu proprio Badini a farsi da tramite con Big Luciano: «Ricordo - spiega Lanati - che avevamo provato più volte ad avvicinare Pavarotti, ma senza l'intervento del sovrintendente non saremmo mai riusciti ad averlo ospite nel maggio del 1982. Badini era una persona deliziosa, un uomo colto e al tempo stesso un manager della cultura. Elementi difficili da individuare e da coniugare in una persona. Tra l'altro, la sua sovrintendenza ha accompagnato l'avvicendamento di due podi importanti, segnando la stagione-Abbado e poi l'alba di Riccardo Muti, che oggi riveste il ruolo di direttore dell'orchestra Cherubini». Storie di ieri che ritornano, a volte, sulle ali della memoria o - semplicemente - della nostalgia.

di MAURO MOLINAROLI

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