Giovedì 18 Giugno 2009 - Libertà
Appello ai sindaci: salvate le sorgenti del Nure
Ai sindaci rimasti in carica e ai neosindaci eletti nei Comuni della Valnure gli assidui frequentatori e ammiratori della zona appenninica augurano di poter concordare la salvezza del torrente Nure. Il corso d'acqua, affluente di destra del Po, risulta impoverito radicalmente e minacciato di finire inaridito dalla decapitazione delle sorgenti ubicate sui monti del comune di Ferriere, per ora da Cassimoreno a S. Gregorio e Rocca. Nella bella stagione è ridotto ad un rigagnolo maleodorante alimentato dagli scarichi dei depuratori e delle fogne con ripercussioni sulla salubrità della balneazione e sul movimento turistico popolare. Anche i laghetti naturali dei Sassi Neri (Farini), di Bettola e di Pontedellolio appaiono destinati a scomparire. Lo sviluppo edile di alcune borgate, la moltiplicazione di villette e palazzotti sui terreni agricoli "passati" edificabili richiedono il rifornimento di grossi quantitativi di acqua potabile o potabilizzabile con l'immissione di cloro. Dove attingerla?
Il sistema più semplice e meno dannoso per il torrente è dato dalla perforazione di pozzi idrici e dalla costruzione di serbatoi pensili. Il subalveo del Nure e del Trebbia è ricco infatti di grosse riserve d'acqua pura come dimostrano gli studi compiuti dal professor Giuseppe Marchetti già docente di geologia all'Università di Pavia. L'esempio è sotto gli occhi di tutti. Recentemente anche Niviano di Rivergaro e Gragnano sono ricorsi ai pozzi. Un altro sistema richiede invece la costruzione di una diga e la formazione di un grande bacino idrico. L'Arda con il lago di Mignano rifornisce Lugagnano. Castellarquato e Fiorenzuola. Il Tidone con il lago del Molato-Trebecco rifornisce Nibbiano, Trevozzo, Pianello e Borgonovo. Il Nure e il Trebbia non dispongono di bacini idrici a servizio delle due valli.
Lo Stato deve tutelare le sorgenti e garantire una minima portata del corso d'acqua sia al Nure che al Trebbia. Per assicurare questa garanzia esiste a Roma il Tribunale delle acque pubbliche.
Sembra che Enìa per migliorare e intensificare il servizio di distribuzione dell'acqua abbia progettato la "interconnessione" dell'acquedotto della Valnure con acquedotti esistenti nella bassa Valtrebbia (Rivergaro e Gossolengo?). Nelle scorse settimane gli abitanti della zona e gli utenti della strada Piacenza-Bettola hanno notato l'allineamento e l'interramento di centinaia di metri di tubi azzurri nei terreni prossimi a Vigolzone e Podenzano. Finora nessun cantiere si è visto nella zona impegnato a costruire pozzi per attingere acqua dal subalveo del Nure. Quale acqua scorrerà allora nella nuova rete acquedottistica? Quella di altre sorgenti montane, determinando la morte del Nure? Ai sindaci il nobile e doveroso compito di salvare il torrente Nure a cominciare proprio dalle sorgenti che scaturiscono dai monti di Ferriere.
Intanto quattro assemblee riunite alla Fondazione nelle scorse settimane hanno approvato a Piacenza all'unanimità una petizione indirizzata al Consiglio d'Europa perché le alte valli del Trebbia e del Nure con le sorgenti, i tredicimila ettari di boschi e pascoli demaniali detti Comunelli o proprietà collettive (per legge "inalienabili e imprescrittibili"), e la città di Bobbio siano proclamati "PATRIMONIO DELL'UMANITA'".
I Comunelli, conservati da secoli, assicurano l'uso civico di pascolo e legnatico ai residenti di ogni frazione, nonché la possibilità di iniziative benemerite come la Cooperativa agricola zootecnica "Monte Ragola" che deve il suo sviluppo all'impegno e alla dedizione di Cavanna da Pertuso, tornato da Genova dopo una vita di lavoro. I 13.794 ettari dei comunelli, per territorio comunale di appartenenza, risultano così suddivisi: Ferriere 5583, Ottone 3081, Coli 1537, Farini 1423, Cerignale 953, Zerba 648, Bobbio 362, Cortebrugnatella 147, Morfasso 40, Bettola 20.
GIAN FRANCO SCOGNAMIGLIO