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Giovedì 14 Maggio 2009 - Libertà

Placido nel gorgo della paura

Gerardo ha letto in Fondazione il XXXI canto dell'Inferno

piacenza - Come può un uomo del Medioevo superare la paura nei confronti dell'ignoto, del mostruoso, del fantastico? Sublimare il timore, quando diventa terrore, è un meccanismo ricercato e volontario, uno squarcio cui attaccarsi nella cecità dell'angoscia, miscelata sapientemente a curiosità intellettuale, che un autore come Dante, nella schizofrenia tra personaggio e autore, è riuscito a comunicare nella Divina Commedia.
Prosegue su questa linea la lectio dantesca organizzata nell'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano (via S.Eufemia, 12) dalla facoltà di Scienze della Formazione (sede di Piacenza) dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.
Dopo le letture delle tre Cantiche della Commedia, il taglio proposto in questa edizione ha tutto il gusto della trasversalità, approfondendo l'accattivante tema del mostruoso cristiano e del mostruoso pagano. Gli incontri con Dante si concluderanno oggi alle 18: in questo l'auditorium della Fondazione ha potuto ascoltare l'intensa lettura del 31° canto dell'Inferno ad opera di Gerardo Placido, seguita alla coinvolgente introduzione al testo di Carlo Annoni, uno dei professori di riferimento dell'italianista Pierantonio Frare, direttore scientifico dell'iniziativa e docente di letteratura italiana alla Cattolica.
Non cambia, quindi, la formula dell'evento negli anni: un formato vincente per assaporare Dante nel suo spessore semantico e nel suo valore fonico. Al centro dell'incontro con Annoni e Placido, i giganti: «La trasformazione della paura in gioco in questo canto terrificante è uno dei meccanismi chiave oggi attualizzabili nel fantasy: la situazione è in sé pittoresca ed è comprensiva di un ininterrotto discorso dantesco sulla pace» ha commentato Annoni, particolarmente abile nella capacità infrequente di creare rapporti di sintesi schietti e dialoganti tra Dante e autori come Gramsci e Manzoni.
Il problema su cui si è soffermato il docente, prima di lasciar sciogliere nell'udito i concetti spiegati attraverso la lettura di Placido, è essenzialmente la modulazione della paura: Dante ha paura anche di se stesso, viandante e autore. Sceglie quindi di rendere comprensibile ciò che vede per mettere le redini al sentimento confuso e concitato di timore: «Appaesare la cosa nuova nel quadro della cosa vista - ha continuato Annoni - è il fenomeno di riconoscibilità che Dante propone per allontanare il panico».
Razionalizzando l'irrazionale, Dante perde paura e guadagna coraggio. Con lui, anche il lettore: il passaggio è necessario per l'avvicinarsi progressivo a Lucifero nella sala del trono infernale.
E infatti oggi pomeriggio alle ore 18 gli Incontri con Dante prevedono la lettura del Canto XXXIV dell'Inferno dedicato a Lucifero. Leggerà Bedy Moratti mentre l'introduzione è affidata a Giuseppe Ledda dell'università di Bologna. L'appuntamento è dedicato allo scomparso e compianto attore e regista Carlo Rivolta, ospite più volte in Fondazione con sue letture e spettacoli.

Elisa Malacalza

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