Mercoledì 20 Maggio 2009 - Libertà
Sotto la sua guida, la galleria si è alzata a dignità europea
Il ricercatore raffinato, capace di tessere relazioni con i collezionisti
Finezza di pensiero e una cultura spaziosa che non falliva mai nel creare inedite corrispondenze, cogliere rimandi, far risuonare echi tra arte, letteratura, filosofia del passato e del presente. Stefano Fugazza sapeva scivolare con l'eleganza di un pattinatore tra movimenti e artisti dei due secoli trascorsi, muovendo da Simbolismo e Dacadentismo e poi, via via, sfiorando i linguaggi più spinti in avanti, a cui accostarsi con la serena curiosità, scevra da pregiudizi, dello studioso che tutto sa di un'arte ancorata alla forma, ma che non si preclude le evoluzioni sperimentali della contemporaneità.
E dunque, in virtù di questa profonda cultura che nasce dall'aver letto e riflettuto molto, Fugazza non è stato solo lo storico dell'arte più competente - e per certi aspetti irripetibile - che Piacenza potesse augurarsi in questi anni recenti per studiare con metodo e promuovere la cospicua collezione della Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi, ma anche un uomo ricco di onestà intellettuale, di autentica passione per l'espressione umana in forma d'arte, oltre che uno studioso raffinato e discreto, serio e attento, perfezionista.
Mai un tono fuori luogo, mai un giudizio tranciante o crudele. La capacità gentile invece di tessere relazioni di portata nazionale ed europea, di convincere i collezionisti e donatori importanti della serietà della Galleria che guidava con la concretezza del conservatore, e insieme con orgoglio, umiltà e attenzione vigile sui movimenti e le espressioni locali.
«Vedo sempre qualcosa di bello, un lato interessante nel lavoro di pittori e scultori» diceva, scherzando senza risentimento su chi l'accusava di troppa generosità nel valutare l'opera di autori affermati e meno affermati.
Stefano Fugazza, aveva iniziato il suo percorso alla Galleria Ricci Oddi nel 1993, con un incarico a lungo rinnovato, anno dopo anno, portato avanti insieme all'insegnamento.
Nel 2000 la Galleria riapre e Fugazza, l'anno successivo, diventa direttore a pieno titolo vincendo il concorso pubblico. Comincia una ricca stagione di mostre, con qualche momento oscuro come il furto del "Ritratto di Signora" di Gustav Klimt, nel 1997, quando l'istituzione è chiusa per restauri. Un itinerario di crescente valorizzazione porta al progressivo innalzamento della galleria, come osservano l'ex direttore di Museo Farnesiani, Stefano Pronti, e lo studioso Davide Gasparotto, a diventare interlocutrice delle principali istituzioni nazionali, grazie ai fitti scambi. Un lavoro che ruota attorno ad alcuni capisaldi: dagli sforzi per la valorizzazione internazionale di Antonio Fontanesi nel 1996 e poi nel 2003, di cui la Galleria è ricca di opere, all'esposizione a Palazzo Gotico Da Hayez a Klimt, maestri dell'Ottocento e Novecento della galleria Ricci Oddi nel 1997, a Un altro Ottocento. Gusto e cultura in una quadreria oltrepadana (2005), per arrivare alla mostra Da Corot a Picasso - Da Fattori a De Pisis in programma a Perugia, a Palazzo Baldeschi fino al gennaio di quest'anno, curata da Vittorio Sgarbi, costruita nel catalogo da Fugazza.
E poi la Galleria si è nutrita in questi anni di centodiciotto incontri, di un numero imprecisato di conversazioni, da ricordare il bel ciclo "Scrivere l'Arte" con scrittori quali Marcello Fois, Gianluca Morozzi, Paolo Nori e la serie dei quaderni della Galleria.
Era un uomo «buono e curioso, dalla cultura sterminata, dalla memoria prensile che spaziava tra Ottocento e Novecento, una persona rara, mai interessata al denaro, mai cinica» così lo ricorda Gabriele Dadati, che negli ultimi anni ne ha affiancato il lavoro di ricerca e condiviso il progetto di "Ore Piccole", la rivista che Fugazza promuoveva personalmente in tutte le fiere librarie. La sua sete culturale si alimentava a ciclo continuo, con le nottate passate a leggere ma sapeva alleggerirsi nel lievito di un sorriso anche durante gli ultimi mesi della malattia.
Il grande amore è stato senz'altro la Galleria Ricci Oddi, che Fugazza ha seguito con abnegazione, come ricorda l'attuale presidente, Vittorio Anelli, già assessore alla Cultura di Comune e Provincia: «Fugazza voleva fare della Ricci Oddi un grande museo di tradizione e un centro di cultura». Legato alla realtà locale ma aperto e titolato ad un dialogo nazionale. E ben sei sono i progetti di mostre lasciate in eredità. Se ne potranno ora curare due, sulla collezione donata dei pittori toscani, a settembre, e poi su Bruzzi. Mentre nelle sue carte, stava già lievitando il complesso progetto della nuova galleria in palazzo ex Enel, acquisito grazie alla generosità della Fondazione di Piacenza e Vigevano e dove Fugazza vedeva alloggiato il grande archivio dei piacentini, a cominciare dal "seme" delle opere di Bruno Cassinari.
PATRIZIA SOFFIENTINI