Lunedì 15 Novembre 2004 - Libertà
La Fondazione valore aggiunto per Piacenza
L'intervento
Condivido totalmente le considerazioni ed i "consigli utili" del Prof. Ettore Gotti Tedeschi, pubblicati su "LIBERTA'" di lunedì scorso, in ordine alla candidatura ideale alla Presidenza della nostra Fondazione. Tuttavia penso che il problema di fondo non sia solo la ricerca di un Presidente, ancorché "garante" di tutte le espressioni della nostra comunità territoriale.
I piacentini, infatti, devono avere la certezza che la Fondazione rappresenta davvero il valore aggiunto che in un "sistema" coeso contribuisca ad accrescere la capacità competitiva del nostro territorio, alla luce dello stretto rapporto oggi esistente tra benessere, sviluppo e socialità.
Ecco allora che la conoscenza, l'innovazione e la ricerca, unitamente ad un Welfare di qualità, diventano le vere forze trainanti di uno sviluppo equilibrato per una produzione qualitativamente elevata, un'occupazione ad alto contenuto professionale e per la crescita di una comunità solidale che sappia riscoprire i valori della mutualità, della gratuità, della reciprocità.
Occorre passare da sistema ad un "sistema di sistemi", capace di coordinare le diversità produttive e le esigenze dei vari settori economici, offrendo un denominatore comune di strutture, formazione, Mercato del lavoro e servizi, che dialoghino fra di loro e condividano una strategia unitaria orientata al bene comune, sul quale innestare le esigenze specifiche.
Questo "sistema di sistemi" deve essere fondato sulla sussidiarietà effettiva e sulla valorizzazione dei corpi intermedi, nella convinzione che democrazia e libertà non si realizzano compiutamente se non affidano e non "sfruttano" la creatività e la spinta propositiva che da loro proviene. E' questo il modo migliore per ricreare le condizioni di fiducia e di credibilità nelle Istituzioni e nella politica locale.
Realizzare queste condizioni, raggiungere questi obiettivi sarebbe il miglior marketing che potremmo produrre.
I lettori commenteranno: sono cose che già sappiamo, sentite già diverse volte, ma che rimangono purtroppo lettera morta, parole al vento; e si chiederanno: c'entrano poi con la Fondazione?
C'entrano eccome, e molto. Da tempo la Cisl. ha invitato prima e chiesto con determinazione poi, che il ruolo della Fondazione evolvesse fino ad assurgere a vero Organo-ponte fra le Istituzioni ed il territorio. In un'ottica di "Welfare plurale", o "Welfare civile", infatti, le Fondazioni, in una prospettiva evolutiva, sono invitate a sostenere lo sviluppo locale, in collaborazione con il mondo del Terzo settore.
L'ottica e il quadro in cui oggi le stesse Fondazioni si collocano, in quanto soggetti aventi respiro territoriale, ne dovrebbe favorire l'assunzione del ruolo di facilitatori, appunto di organi-ponte, non solo e non tanto semplici salvadanai a cui ricorrere per ottenere fondi. Attraverso la coprogrammazione e la coprogettazione, inoltre, attori pubblici e privati, in rappresentanza della società civile, in autonomia propositiva, anche indipendentemente da influssi e logiche del mondo della politica, possono divenire realmente protagonisti. Cosa significa questo in concreto? - La valorizzazione della sussidiarietà fra Istituzioni e Terzo Settore; - l'elaborazione di un nuovo Patto Sociale per la Famiglia; - una più stretta integrazione tra CCIAA, Ente Fiera - che dovrebbe divenire Cittadella dell'Innovazione -, Università Cattolica, Politecnico, Istituzioni, con la valorizzazione di laboratori e centri di ricerca, anche attraverso l'erogazione di borse di studio per giovani di elevata professionalità. Invece di affrontare questi temi, il dibattito interno al sistema Piacenza ed alla Fondazione dice mezze verità, ha paura del confronto sincero e della dialettica. Tutto avviene nelle "segrete stanze"; le illazioni, le indiscrezioni che sono circolate in questi mesi hanno riguardato strategie di basso profilo.
Chi sarà il Presidente, chi il Vice-Presidente Vicario? Il CdA resterà ancora saldamente in carica dopo la nomina del nuovo Consiglio di Indirizzo? Sono emerse diverse candidature; ma chi le ha fatte? Da quali sedi sono ufficialmente uscite? Quali alleanze sotterranee vi sono? Abili manovratori, approfittando di un vuoto della politica, hanno cercato di tessere alleanze tra le Categorie economiche, tra queste ed ambienti della politica e del sociale al fine di "appropriarsi" prima della CCIAA ed ora anche della Fondazione, vera "cassa della liquidità". Nell'abile tentativo di controbilanciare il potere delle principali Istituzioni locali, riproponendo schemi del passato che non portano da nessuna parte. E' accaduto che proprio coloro che sostengono che la Fondazione deve essere estranea ai giochi spartitori della politica, sono i primi ad utilizzare gli strumenti meno nobili della politica! Ebbene, nessuno di questi sino ad oggi ha detto con chiarezza cosa ci si aspetta dalla Fondazione, cosa si vorrebbe che facesse, senza avere certo un ruolo politico, ma programmatico sì, cosa ancora non avvenuta, o comunque non percepita dai cittadini e nemmeno dalle Istituzioni. Per la verità alcuni autorevoli esponenti del tessuto economico, sociale e culturale si sono succeduti ad indicare metodologie di lavoro e priorità per la nostra Fondazione; da ultimo l'amico Stefano Borotti, attuale componente il Consiglio di Indirizzo, del cui intervento condivido "quasi" tutto. Due suoi passaggi, uno di carattere generale - "la Fondazione che fa squadra" e concerta - e l'altro di ordine politico - "più attenzione al sociale e più trasparenza" - stimolano due riflessioni da parte mia:
1 - Un modello di governance funziona e fa coesione solo se valorizza in una logica di corresponsabilizzazione il ruolo di tutti i corpi sociali; oggi purtroppo registriamo con rammarico che illustri esponenti della società civile e delle Istituzioni ritengono che il Sindacato Confederale non possegga il "target" necessario a svolgere tale ruolo, che non sia ancora maturo per partecipare a definire le scelte strategiche per il territorio e per la città. Se non è così ci venga spiegato perché è stato escluso dal far parte del costituendo Consiglio d'Indirizzo.
2 - Una diversa assegnazione delle risorse fra i quattro settori di cui si occupa la Fondazione che valorizzi maggiormente il sociale, una maggiore trasparenza e - pare di capire - "una maggiore collegialità", non dovevano essere le prerogative basilari per un Organismo che è nato grazie alla spiccata propensione al risparmio dei piacentini, ai quali è giusto render conto? Cosa ha impedito che ciò avvenisse durante questi anni? Forse un po' di analisi autocritica non guasterebbe! Come mai ad un soggetto sociale che rappresenta circa 70.000 associati nel nostro territorio è stata chiusa la porta, senza addurre alcuna valida argomentazione?
A fronte di ben ventisei componenti che rappresentano - alcuni anche in modo anomalo - il panorama economico e sociale del territorio, forse la presenza di un esponente del Sindacato rompeva equilibri costruiti in una logica di scambio di ruoli di potere? Tra l'altro, il Sindacato è presente nel Comitato Strategico territoriale, ha partecipato fattivamente, ha prodotto idee e progetti, ha coordinato gruppi di progetto, ha sottoscritto il Patto per Piacenza, condividendone obiettivi e responsabilità. Sembra quasi che stia prevalendo una logica di "esclusione". E questo è negativo. Siamo insomma sempre più convinti che un Organismo come la Fondazione debba oggi ancor di più interfacciare la propria programmazione sui propri assi di intervento con la programmazione che promana dalla concertazione territoriale. La stessa Fondazione, a tale scopo, deve accettare di misurarsi con gli altri soggetti della concertazione, entrando a pieno titolo come attore fondamentale in grado di dare respiro più alto ai progetti di qualità e di sistema che perseguono obiettivi strategici primari.
Sandro Busca