Sabato 23 Maggio 2009 - Libertà
Quel brillante Viaggio a Reims
municipale Successo per l'allestimento che ha chiuso la Stagione lirica 2008/2009
Bella prova per i protagonisti e l'Orchestra regionale diretta da Ang
piacenza - E' una buona notizia (ed è sempre emozionante) che un'opera lirica vada in scena al nostro Municipale in prima rappresentazione assoluta: specialmente se si tratta di un capolavoro. E' stato il caso di Il viaggio a Reims di Gioachino Rossini, andato in scena l'altra sera e ieri sera in una produzione "autoctona" che è stata salutata da applausi convinti.
Il miracoloso allestimento che nell'ultimo quarto di secolo ha riportato all'onor del mondo quest'opera perduta e ritrovata (lo storico spettacolo del Rossini Opera Festival di Pesaro diretto nel 1984 da Claudio Abbado con la regia di Luca Ronconi) ha avuto una forza così perentoria, soprattutto scenicamente, che è un titolo di merito della messa in scena curata per il Municipale dalla brava regista Rosetta Cucchi (che, a occhio e croce, deve pure aver lavorato con pochi quattrini) non essere caduta, neanche un po', nell'imitazione. Coadiuvata da Tiziano Santi, Claudia Pernigotti e Marco Cittadoni (rispettivamente, a scene, costumi e luci), la regia di Cucchi, spartana eppure coloratissima, anima con mille gag gli innumerevoli spunti teatrali di questa "cantata scenica": spuntano altalene e bolle di sapone, i personaggi imitati dal Cavalier Belfiore sfilano su carrelli mentre lui fa la loro parodia. Il tocco di originalità più forte (ma anche più "disturbante", quasi macabro) è la cornice: il Re, quando arriva nel finale, è un primario biancovestito; l'albergo termale si rivela un ospedale per alienati mentali; i presunti cavalieri e dame del bel mondo sono i poveri pazienti; la loro avventura è disperata evasione fantastica; e le loro simpatiche "pazzie" sono Pazzia senza virgolette.
Tutti giovani, e tutti bravi, quale più e quale meno, i cantanti: spiccano, tra i maschi, i bassi: il piacentino Graziano Dallavalle (Lord Sidney) e Marco Filippo Romano (Don Profondo); solido il baritono Salvatore Salvaggio (Barone di Trombonok); più incerti, ma di bel timbro, i tenori Giovanni Botta (Belfiore) ed Enrico Iviglia (Libenkof). Tra le protagoniste, brillantissime i soprani Natalia Lemercier Miretti (Corinna) ed Elena Bakanova (Contessa di Folleville) e altrettanto brillante il contralto Silvia Beltrami (Marchesa Melibea). Buoni Omar Montanari (Don Alvaro), Diego Arturo Manto (Don Prudenzio), Enrica Fabbri (Madama Cortese) Bettina Block (Maddalena), Gloria Contin (Delia), Luisa Staboli (Modestina), Donato Scorza (Zefirino), Kwang Soun Kim (Antonio), Thomas Vacchi (Don Luigino), Alessio Manno (Gelsomino).
Citiamo per ultimo il direttore d'orchestra che ha firmato, alla guida dell'Orchestra Regionale dell'Emilia-Romagna, la parte musicale dello spettacolo: il trentenne Darrell Ang, nativo di Singapore (e assai ben introdotto, a quanto si legge, nel mondo musicale di San Pietroburgo). Perché per ultimo? Per dare adeguato risalto ai suoi meriti: il giovanotto, infatti, ha fatto bene davvero, cavandosela meglio di maestri ben più titolati di lui (vedi articoletto in questa pagina) nel confronto diretto sulla partitura del Viaggio. Nel suo curriculum, finora, non si legge nulla di sconvolgente: ma il mio suggerimento è di tenerlo d'occhio per il futuro. Degno firmatario della lettura musicale di un'opera che, nelle intenzioni della Fondazione Toscanini, produttrice dello spettacolo, è stata allestita al grido: «Largo ai giovani». E i giovani, chiamati al cimento, si sono battuti con valore. Che dire? Meglio di Amici e pure di X Factor.
Alfredo Tenni