Venerdì 22 Maggio 2009 - Libertà
Salvaguardia a 360 gradi del patrimonio fluviale del nostro territorio
Salvaguardia a 360 gradi del patrimonio fluviale del nostro territorio. Trebbia e Po in testa. Bisogna salvare il patrimonio idrogeologico e i rifornimenti idrici del parco del Trebbia, come è necessario impedire che vengano convogliate in tubi le sorgenti delle acque dell'alta montagna. Ma è vitale anche tornare ad avere un Po pulito e ben praticabile. Per parlarne ieri, alla Fondazione di Piacenza e Vigevano è stata lanciata un'iniziativa: "lo sbarco in Lombardia", il 6 giugno alle ore 12, quale occasione per promuovere la "purificazione" del grande fiume. Nell'incontro di ieri, organizzato da Isde (Associazione medici per l'ambiente), Associazione Parco, Ordine dei Medici, Fipsas (Federazione italiana pesca sportiva), Università Cattolica, Fai, No Tube e Catfishing. it, si è parlato di ecologia a tutto tondo. «Abbiamo un sogno: avere il Po pulito e perché ciò avvenga il Lambro e l'Olona devono essere a loro volta depurati», ha ricordato Carlo Mistraletti. Il geologo Giuseppe Marchetti in particolare ha messo l'accento sulle riserve idriche contenute nei parchi. «I parchi dei fiumi, per ragioni geologiche, sono sempre abbinati a zone idriche strategiche. Pertanto è fondamentale tutelare tutte le acque in esso contenute - ha detto -. Nel Parco del Basso Trebbia, di recente istituito, sarebbe importante prevedere la salvaguardia del serbatoio del Trebbia. I depositi alluvionali del Trebbia sono le zone più recente e contengono una grande quantità di acque sotterranee, che dovrebbero essere tenute in considerazione della gestione del parco». Marchetti sconsiglia caldamente la costruzione di laghetti artificiali nell'ambito del parco. «Si trasformerebbero in potenziali inghiottitoi che conducono verso le falde sotterranee e superficiali - ha spiegato -. La loro costruzione è prevista nella zona dei conoide e renderli impermeabili sarebbe anche peggio i serbatoi sotterranei devono essere alimentati con acque di qualità accettabile». Marchetti si è soffermato anche sul patrimonio geologico della zona del Trebbia. «Dove si sono creati degli spartiacque (ad esempio nei pressi del monte Gavi o in alta val Nure) significa che in quel punto sono presenti rocce dure che sono riuscite a torreggiare - ha spiegato -. Sulla roccia dura l'acqua, a contatto con una superficie impermeabile, consente la creazione di serbatoi di acqua piovana». Nell'incontro di ieri è stata proiettata anche una serie di immagini proposte da Gianfranco Scognamiglio sulle cascate di Calenzano. «La bellezza di questa zona giustifica la proposta della creazione di un Parco naturale della Val Perino», ha fatto notare. Le cascate sono state mostrate nella loro versione estiva («attraggono un alto numero di turisti nella valle», ha ricordato Scognamiglio) ed invernale quando l'acqua si ghiaccia in modo spettacolare e la temperatura scenda anche a meno venti. È stato ricordato che l'origine delle varie cascate è, geologicamente, sempre diversa e che presentano, su una sponda e sull'altra, caratteristiche del mondo geologico liguride ed emilianide. All'intervento di Scognamiglio sono seguiti quello di Domenico Ferrari, presidente del Fai provinciale, e Claudio Ghelfi di Fipsas.
Ilaria Molinari