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Mercoledì 29 Aprile 2009 - Libertà

Le arti applicate e l'aeropittura:
nasce il mito della macchina

Conferenza di elena sichel in fondazione

piacenza - Aeropittura, arti applicate, il mito della macchina. Dal Manifesto del 1909 al secondo Futurismo, dalla velocità alla meccanica. Si è conclusa con un'analisi dell'ultima fase del movimento la rassegna curata da Elena Sichel, organizzata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano su "Il Futurismo nel centenario del Manifesto". Il Futurismo. L'arte meccanica e il mito della macchina, le arti applicate e l'aeropittura: questo il titolo dell'incontro svoltosi nell'Auditorium di via Sant'Eufemia, incentrato sul periodo più problematico e spinoso del movimento fondato da Marinetti. Secondo Futurismo: fra la consacrazione di un'arte di alto livello e la condanna per i rapporti che intesse con il fascismo. E' questa la dicotomia in cui si muovono gli artisti dell'epoca, sullo sfondo di una storia che presenta non poche ambiguità.
«L'autarchia di quegli anni non fu culturale» spiega la Sichel, che già negli incontri precedenti aveva trattato i rapporti con le Avanguardie europee come il Cubismo. Il dibattito prende avvio dal 1915: è quello l'anno delle "Parole in libertà" di Marinetti, del "Manifesto interventista" di Balla e de "La ricostruzione futurista dell'universo" firmato con Depero. Tempo di cambiamenti: Balla inizia ad usare le vernici industriali, la capitale culturale del Futurismo si sposta da Milano a Roma dove lavora anche Prampolini. La Sichel ripercorre quegli anni di mutamenti, rievoca l'incontro fra Marinetti e la sua compagna Benedetta Cappa, autrice nel 1919 di una Tavola parolibera sulla rivista "Dinamo"; nello stesso anno sarà proprio lui ad organizzare una mostra futurista a Milano a cui partecipano Balla con le sue Costellazioni del genio, Sironi con La Venere dei porti e Depero con la Rotazione di ballerina e pappagalli. Alla fine della guerra quest'ultimo fonda una casa d'arte e nel Ritratto psicologico dello aviatore Azari unisce l'arte meccanica al dinamico surreale; «suo è anche il Fulmine scompositore - va avanti la Sichel - scompaginato in linee di forza». Il viaggio prosegue ed ecco il tasto più doloroso: spiega la docente: «Nel 1920 Marinetti partecipa ai Fasci Futuristi, si stacca dalle posizioni filomonarchiche di Mussolini per poi avvicinarsi al fascismo dal 1924». E' allora che matura e si compie l'allontanamento di Palladini, autore del "Manifesto dell'arte meccanica" nel 1922 con Pannaggi e del "Proletario della III Internazionale" nel 1924. Ma il Futurismo abbraccia anche le arti applicate con Depero e il piacentino Bot, l'aeropittura con Balla, Dottori e Sironi che attinge anche al surrealismo: è un movimento variegato e multiforme che merita di essere riscoperto. Come ha insegnato anche la Sichel.

Betty Paraboschi

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