Venerdì 8 Maggio 2009 - Libertà
D'Orsi: «Il Futurismo movimento reazionario»
Domani all'auditorium della Fondazione giornata di studi in occasione del centenario
piacenza - Sbeffeggiò le accademie per un ventennio ("noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie" si legge sul Manifesto del 1909), salvo poi finire segretario della classe di lettere della fascista Accademia d'Italia. "Rivoluzionari in arte, reazionari in politica", secondo la definizione che Gramsci diede dei futuristi e di Marinetti. Lo riprende a distanza di quasi un secolo Angelo D'Orsi, docente di Storia del pensiero politico all'università di Torino e ospite della giornata di studi "Le conseguenze del Futurismo tra Estetica e Mitologia" organizzata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano ed in programma domani all'Auditorium di via Sant'Eufemia dalle 10.
Nella mattinata sono previsti gli interventi di Fabrizio Achilli dell'Isrec ("La scena culturale e politica piacentina tra Interventismo e origini del Fascismo"), D'orsi ("Il Futurismo tra Nazionalismo e Fascismo") e Renato Barilli, storico dell'arte dell'università di Bologna ("Le due eredità del Futurismo"). Dalle 15.30 si terranno le conferenze di Luigi Ballerini, storico della letteratura dell'Ucla Los Angeles ("Marinetti genio illusionista"), Gino Agnese della Quadriennale di Roma ("Il tempo di Boccioni, di Marinetti, di Mussolini"), Francesca Chiarotto, storica dell'università di Torino ("Gramsci e il Futurismo") e Paolo Fabbri, semiologo dell'Iuav di Venezia ("Libertà di parole: visibilità della lingua e sintassi dell'immagine").
A 100 anni dal Manifesto i riflettori sono puntati su Marinetti e Futurismo: una figura controversa e ambigua, un movimento dissacratore e nel contempo borghese che torna a far parlare di sé. E a volte con giudizi troppo frettolosi, persino un po' avventati. Va contro quella «rivalutazione del Futurismo acritica ed inaccettabile dal punto di vista etico, oltre che intollerabile sul piano storico», lo storico D'Orsi: «Per decenni è regnato il silenzio causato dalla pesante compromissione di Marinetti con il fascismo - spiega - e si è ricominciato a parlare di Futurismo negli anni Ottanta con la mostra a Palazzo Grassi a Venezia».
Lo storico parla chiaro: le celebrazioni del centenario in alcuni casi hanno visto fiorire tesi che di verità storica hanno ben poco: via le fasi compromettenti, largo ad un elogio perfetto quanto fasullo. «Il Futurismo nasce nello stesso alveo ideologico del nazionalismo becero ed aggressivo - va avanti D'Orsi - e la produzione futurista è un continuo ed incessante inno alla guerra».
Lo storico ricostruisce i tratti più autentici del movimento: lo fa con criticità pungente e sincera, mentre spiega che «il Futurismo è stato un movimento reazionario, come dimostra il bellicismo e la teorizzazione dell'"inegualismo" fra i popoli che Marinetti fa anche in Democrazia futurista e Al di là del comunismo». Avanguardia borghese che esalta la modernità capitalistica e che si invischia in un processo di automonumentalizzazione volto a fare del Futurismo l'arte dello stato fascista: «La richiesta non sarà mai accolta da Mussolini - spiega D'Orsi - nonostante Marinetti e i suoi insistano a vedere nel fascismo la possibilità di creare un'artecrazia e una "futurispopoli"». La critica a Marinetti è spietata: distruttore della sede dell'Avanti con arditi e fascisti e autore di opere «di vergognosa esaltazione acritica della politica mussoliniana a Salò». E' questa l'immagine che i documenti consegnano e che D'Orsi, da vero storico, non esita a tracciare.
Betty Paraboschi