Sabato 13 Novembre 2004 - Libertà
Shorter, l'epifania del jazz
Teatro municipale - Il sassofonista americano seguito con emozione. Voce strumentale intensa e personale
Il concerto che il saxofonista Wayne Shorter, alla testa dello stellare quartetto che dirige in questi anni Duemila, ha tenuto ieri sera al Municipale è stato seguito con emozione da aficionados giunti apposta da città anche non vicinissime. Ma la popolosa comunità piacentina di appassionati di jazz, detto senza esagerare, ha vissuto questa esibizione come una specie di epifania, di sacra apparizione: mai, tolto il caso di Chick Corea (che però era parso a più d'uno sensibilmente "bollito"), un jazzista di importanza paragonabile a quella di Shorter si era fatto vivo in passato nella nostra città. E il Piacenza Jazz Club presieduto da Gianni Azzali, che ha voluto e organizzato questo concerto (in collaborazione con l'assessorato alla cultura, la Fondazione di Piacenza e Vigevano, la Fondazione Libertà e la Dei New Electric) ha davvero coronato un sogno, per una volta non proibito, dei suoi fondatori e dei suoi soci. Prima con Art Blakey, poi con Miles Davis, poi con i Weather Report, Wayne Shorter è stato protagonista di quasi tutte le rivoluzioni jazz degli ultimi 40 anni. Ma non è solo nell'importanza storica valutata col metro dell'innovazione, o nelle galattiche qualità di esecutore (in cui la tecnica più virtuosistica è miracolosamente sostenuta da un feeling all'altezza), che sta la grandezza di Shorter. L'aspetto più prezioso della sua attività (particolarmente in luce nei suoi dischi da solista) sta forse, infatti, nel suo genio di compositore, capace di coniugare il massimo della più scaltrita sapienza armonica con melodie di orecchiabilità disarmante. Qualità che fanno di lui, probabilmente, l'ultimo vero autore di standards, i classici senza tempo destinati a essere fatti e rifatti: Nefertiti, Sanctuary, Dolores!, Limbo, Pinocchio, Iris, Orbits, Atlantis. E Footprints, gemma del 1964 originariamente incisa sull'album da solista Adam's apple, che il Nostro ama molto riprendere in concerto: Footprints live! si intitolava il maiuscolo disco dal vivo del 2002 che ha prestato il titolo anche a questo splendido, memorabile concerto piacentino. Domani Libertà riprenderà questa esibizione - storica, lo ripeto, per la nostra città - con tutte le considerazioni analitiche che l'evento merita. Per ora basti riferire che l'ispirazione del settantenne Shorter sta attraversando una vera estate di San Martino: la sua "voce" strumentale (il sax soprano! il sax soprano!) è più intensa e personale che mai. Le sue esecuzioni dei classici da lui stesso firmati non sono mai rielaborazioni di (pur altissima) routine, ma vere e proprie ricreazioni che distillano l'essenza di una carriera straordinaria. E per descrivere la sua band (il divino contrabbassista John Patitucci, già braccio destro del Chick Corea acustico ed elettrico; l'esaltante batterista Brian Blade, un Tony Williams redivivo con una libertà espressiva persino maggiore; il pianista Danilo Perez, che con mirabile empatia spezia le improvvisazioni del leader con sapori latini e fersino sfricani), me la cavo con tre parole: la migliore ipotizzabile. Per i 200 anni del Municipale, è stato davvero un bel regalo.
Alfredo Tenni