Sabato 18 Aprile 2009 - Libertà
«La valle del Trebbia è in pericolo
diventi patrimonio dell'umanità»
Il Trebbia e i suoi detriti, fondamenta della città di Piacenza, all'attenzione del Consiglio d'Europa. La proposta perché il costituendo Parco del Trebbia, le alte valli e le sorgenti che lo circondano, Bobbio e i "comunelli" (proprietà collettive di pascoli e boschi) diventino patrimonio dell'umanità è stata lanciata ieri durante il convegno organizzato alla Fondazione di Piacenza e Vigevano da Isde Italia (Associazione medici per l'ambiente), Ordine dei medici, Federazione pesca sportiva, Fai e Catfishing. "Nel timore di una decapitazione delle sorgenti del Nure e con l'intento di moltiplicare gli utenti dell'acquedotto di vallata dove sono le acque potabili del subalveo del torrente, oltre che per la necessità di collegare i parchi di Ceno e Taro a quello genovese dell'Antola, e preservare il patrimonio naturalistico e culturale, l'assemblea ha approvato all'unanimità", ha affermato il promotore Gian Franco Scognamiglio. Con lui anche Giuseppe Marchetti, già docente di Geologia a Pavia. "La Valtrebbia si è formata dall'erosione e dalle deposizioni del fiume - ha spiegato -. Piacenza stessa si sviluppa su un conoide (depositi di scavo) del Trebbia". In particolare il geologo si è soffermato sulla zona "ideale" su cui far sorgere l'istituendo Parco del Basso Trebbia. "Dovrebbe coincidere con il conoide più recente del fiume, invece sono state previste variazioni inadeguate - ha detto, contestando l'inserimento delle, pur meravigliosamente interessanti, Pietra Parcellara e Pietra Marcia. Marchetti ha segnalato anche la pericolosità della creazione di alcuni laghetti artificiali a Cà Buschi: "Qui si trova un alveo di zona profonda", ha detto. Marchetti ha sottolineato come le "scarpate" allo sbocco della valle (all'altezza di Monteraschio su un versante e di Case Leoni-Taccella, a Rivergaro, sull'altro) rappresentino il punto di massima altezza dell'antico corso del Trebbia, prima dell'inizio dell'erosione della valle. "Siamo a 150 metri sul livello del mare e quelle zone rappresentano un monumento naturale, in cui le rocce dell'Appennino si agganciano ai detriti dell'erosione fluviale. In certi tratti, in particolare sul versante della Taccella, è ben visibile l'antica ghiaia del Trebbia", ha fatto notare il geologo con tanto di foto.
A ricordare gli "assalti al paesaggio" che già deturpano la nostra provincia, ci ha pensato Domenico Ferrari, Fai, che ha ricordato anche la dannosità delle centraline idroelettriche della montagna "pensate per fare soldi con le certificazioni verdi a fronte di un'unghia di energia prodotta", in un panorama di speculatori del patrimonio naturale e amministratori consenzienti. "Andrebbe invece incentivato il turismo", ha detto.
Durante l'incontro, moderato da Carlo Mistraletti, anche le relazioni di Sandro Fabbri, Arpa, che ha segnalato un timido miglioramento nei dati dell'inquinamento dell'aria tra 2007-2008 e primo trimestre 2009 ma ancora tutto da analizzare ("ma la qualità dell'aria a Piacenza resta costantemente scadente", ha sottolineato), di Claudio Ghelfi (tutela acque), Giuseppe Bretoni e Carlo Lorenzoni (produzione agraria).
Ilaria Molinari