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Mercoledì 1 Aprile 2009 - Libertà

Sicurezza, una questione di "forze"

Tonelli (Sap): non è razionale la gestione dei tutori dell'ordine

Al bando lamentele e piagnistei di categoria. «C'è la crisi? Bene. Facciamola diventare un'opportunità. Usiamo strategie differenti». Gianni Tonelli è il segretario nazionale del Sap (Sindacato autonomo di polizia). È stato a Piacenza ieri, alla Fondazione di Piacenza e Vigevano, in occasione del VII Congresso della sezione locale del sindacato. Venti minuti d'intervento. Pochi i punti del discorso. Pochi ma chiarissimi.
«Lo dico da 15 anni - tuona Tonelli -ma sono un coyote nel deserto. È come se andassimo in erboristeria per curare una peritonite. In Italia abbiamo un operatore di polizia ogni 187 persone, in Inghilterra ce n'è uno ogni 390. Eppure ci lamentiamo che le macchine non hanno benzina, che il luogo di lavoro è fatiscente, eccetera. E se cominciassimo a pensare a riorganizzare il sistema?». Questo significa meno istituzioni, meno apparati, «più efficienza». «Se c'è uno spacciatore, arrivano i carabinieri, la guardia di finanza, la polizia, magari anche i vigili. In Francia è diverso. Ognuno ha le proprie competenze», continua il segretario. «A me - prosegue - non darebbe fastidio mangiare con un collega finanziere, o vivere sotto lo stesso tetto».
Parola d'ordine, quindi, «razionalizzazione». Anche per superare «l'irragionevolezza dei criteri storici-amministrativi» delle forze dell'ordine. Un esempio? Il paradosso dell'essere o meno Provincia: «Imola ha un comprensorio di 210mila persone, ma non è capoluogo di Provincia. A Sondrio (20mila abitanti, ndc) ci sono 744 uomini di polizia. Imola non arriva a 180. È giusto?».
Applausi rombanti. L'argomento dell'assemblea, però, ha riguardato la sicurezza partecipata. Introdotti dal segretario provinciale Sap Ciro Passavanti, non sono mancati i saluti del questore Michele Rosato e del prefetto Luigi Viana. Poi, di seguito, la relazione della deputata del Pd Paola De Micheli. Per la parlamentare piacentina i decreti sicurezza del Governo «nascono da politiche repressive», e ciò «alimenta la paura». Con il «populismo penale», infatti, si lascia intendere che «oltre al lavoro e alla famiglia» ci siano solo dei timori. C'è il rischio «classista» di dare spazio solo ai reati dei più poveri. Si forma, dunque, «l'idolatria del terrore»: «In realtà bisogna creare un modello di prevenzione - propone l'onorevole -, ristrutturando i quartieri, mettendo a posto quelli fatiscenti, contrastando il degrado e la povertà». Le chiavi di volta sono le «politiche di welfare» e il «reinserimento sociale». Si cita l'esempio del carcere di Padova, dove i detenuti inseriti nei programmi di lavoro «hanno una recidività del 5%, a fronte del tradizionale 90%». E De Micheli, infine, sfata una leggenda negativa: «Il Comune ha fatto tanto nelle zone a rischio - dice -: ho comprato casa vicino a via Roma, e non ho problemi a dire di sentirmi davvero sicura».
Infine, interviene la presidente della Circoscrizione 1 Alba Saggini, che ringrazia il «prezioso lavoro delle forze dell'ordine nel centro storico», e segnala quanto, più che il «modello preventivo», serva «andare a sanare».

Alessandro Rovellini

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