Giovedì 9 Aprile 2009 - Libertà
Quando il Futurismo incontra il Cubismo
Seconda conferenza di Elena Sichel sul movimento che compie cento anni
Ottobre 1911: i futuristi si preparano a conquistare Parigi. Russolo, Carrà, Boccioni e naturalmente Filippo Tommaso Marinetti partono: dopo il Manifesto tecnico della pittura futurista pubblicato per la seconda volta su Poesia l'11 aprile 1910, dopo gli scioccanti sconvolgimenti creati nella compagine italiana, la tappa è Oltralpe.
Ci si addentra fra le pieghe del movimento primo-novecentesco con Elena Sichel, la curatrice della rassegna Il Futurismo nel centenario del Manifesto organizzata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano: l'iniziativa è entrata nel vivo con il secondo incontro intitolato "Dal 1909 al 1912. Il formarsi dello stile futurista e il confronto con il Cubismo" e andato in scena all'auditorium della Fondazione di via Sant'Eufemia. Dalle radici del Futurismo all'emergere della sua identità più autentica; dall'analisi delle influenze di macchiaioli ed impressionisti all'incontro con il Cubismo che condizionerà il pensiero artistico moderno; ecco le linee che la docente segue nel suo percorso di scoperta progressiva, condotto quadro per quadro, opera per opera, autore per autore.
Ancora nel 1909 permane nell'arte futurista l'interesse per la luce che si irradia dalla tela con tratti mobili ed espansi: «Un esempio lo troviamo nella Lampada ad arco che Balla dipinge proprio nel 1909», spiega la Sichel. Ritornano i temi precedentemente analizzati, la rappresentazione della città, simbolo della modernità che avanza come la Piazza del Duomo di Carrà, oppure la compenetrazione di spazio e figura in Profumo di Russolo e in Donna futurista di Boccioni, entrambi del 1910.
La matrice scientifica si mescola alle simpatie per anarchici e socialisti, l'attenzione per la forza devastante delle ribellioni si fonde nei boati immaginari dei treni in corsa di Boccioni: può però la novità restare circoscritta all'Italia? Può un movimento davvero dirompente come il Futurismo limitarsi a sconvolgere solo le province? Ovvia la risposta: sono Soffici e Severini a sollecitare Marinetti e i suoi ad una visita a Parigi. Ad attenderli è un'arte incandescente: materia ribollente per le menti galvanizzate di chi mira alla novità e allo sconcerto. C'è Delaunay che scardina la figura e la articola nello spazio; c'è Picasso che guarda all'arte primitiva della Catalogna e con il Ritratto di Kahnweiler approda al cubismo analitico.
Il contatto avviene; ed è sconvolgente per entrambi i movimenti. Boccioni ritrae le sue visioni simultanee, Russolo mette su tela le inafferrabilità psicofisiche. E i francesi? La risposta è nel cubofuturismo di Duchamp o ne La città di Parigi di Delaunay, dove la tour Eiffel e le tre grazie si uniscono sotto il comune denominatore del cubismo orfico.
BETTY PARABOSCHI