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Giovedì 2 Aprile 2009 - Libertà

Alla ricerca delle donne nelle religioni monoteiste

Presentati all'auditorium della Fondazione gli atti degli incontri dello scorso anno

Il ruolo della donna e dell'universo simbolico femminile nelle tre grandi religioni monoteiste. Per osservarlo più a fondo, la rassegna ideata e organizzata l'anno scorso dalla Provincia di Piacenza, Donne delle religioni, ed un volume che raccoglie gli atti e gli esiti degli incontri, presentato all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano dalla teologa Donata Horak e dalla monaca benedettina del monastero di San Luca di Fabriano Maria Benedetta Zorzi (assente invece Tiziana Ferrario del TG1).
«Il volume è stato pubblicato nella collana Scritture della Provincia Viceversa », ha spiegato l'assessore Paola Gazzolo che ha introdotto la serata. «Donne delle religioni ha offerto numerose occasioni per approfondire il ruolo femminile nelle tre confessioni, oltre che per ragionare insieme di quanto la religione condizioni l'immaginario popolare. Prendersi cura di un territorio e di una comunità che è ormai davvero multiculturale: questo deve essere il nostro obiettivo, perché la convivenza fra culture diverse passa anche attraverso il dialogo interreligioso inteso come strumento di coesione sociale». La rassegna, che è stata realizzata in collaborazione con l'Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna, i Comuni di Piacenza e Fiorenzuola, la Fondazione di Piacenza e Vigevano e Telelibertà, ha offerto un percorso all'interno dei tre monoteismi: «Gli incontri si sono strutturati in una serie di momenti teologici ed esperienziali. Ci siamo mossi tra teologia e racconto del femminile, autorivelazione di Dio e scritture delle donne», ha spiegato la Horak. «Abbiamo percorso una linea di confine. Siamo riusciti a fare emergere queste donne delle religioni? Io penso di sì. La sfida è stata quella di andare alla loro ricerca: e le abbiamo trovate». Ma la serata non ha semplicemente avuto un intento celebrativo: non una banale presentazione degli atti della rassegna, ma anche un discorso più ampio, che tocca rivelazione, interpretazione e ovviamente figura femminile nelle Scritture. E' la rivelazione ad accomunare le tre confessioni. E' chiara la Zorzi: «Noi non sappiamo ciò che Dio pensa, perché l'essere umano è limitato. E' qui allora che si colloca il concetto di rivelazione, che può essere intesa in due modi: uno tipico di ogni fondamentalismo, che considera l'uomo come soggetto passivo che deve solamente ricevere; l'altro concetto invece si è andato formando progressivamente e vede la rivelazione avvenire all'interno di un contesto storico e culturale». E l'incontro ovviamente non può non soffermarsi sull'immagine della donna nelle Scritture. «Non esiste nella Bibbia un testo che è voce di donna concreta - dice senza mezzi termini la teologa -, queste figure letterarie sono create dagli uomini, sono viste attraverso il loro sguardo: ed allora quanto è difficile per noi accostarci ora ad una Maria così perfetta?».

BETTY PARABOSCHI

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