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Domenica 5 Aprile 2009 - Libertà

«Scuola, investire guardando il futuro»

Docenti e presidi piacentini a confronto: occorre reinventare la professione

La ricetta per la scuola del futuro? Investimenti di lunga durata, equità ed eccellenza, introduzione di nuovi criteri di valutazione, reale autonomia e riallocamento delle risorse. L'impasto così composto può essere fatto lievitare in tutte le scuole del paese, e assaporato da insegnati e studenti. Una ricetta ricca e impegnativa quella illustrata ieri nel corso della seconda ed ultima giornata del convegno "Imparare ad apprendere -Insegnamento, metodo e competenza". L'ottava edizione dell'iniziativa, organizzata da Diesse e Disal in collaborazione con la Fondazione di Piacenza e Vigevano e il Liceo della Comunicazione San Benedetto, è così tornata a far incontrare presidi e docenti. «La scuola italiana vive attualmente in una condizione di grande inerzia», chiarisce Mauro Monti, moderatore delle due giornate e preside dell'istituto Mattei di Fiorenzuola. Una scuola sempre uguale a se stessa, lontana dagli stimoli esterni e dai differenti contesti. «Una realtà ferma ed incapace di affrontare gli stili di vita e le specificità di ogni alunno, stretta in strutture rigide e difficili da modificare» aggiunge Monti. Critiche dichiarate e ribadite più volte nella mattinata di ieri, dai relatori che si sono succeduti al tavolo dell'Auditorium in via Sant'Eufemia, sede del convegno. Una pluralità di voci, tra le quali quella di Roberto Pellegatta presidente nazionale Disal, accomunate dalla ricerca di un nuovo modello scolastico, «necessario e doveroso per gli studenti e gli insegnanti stessi», spiega Roberto Vicini, docente e consulente DG formazione della Regione Lombardia. Tante le questioni di fondo da discutere e da riscrivere, spesso difese a spada tratta da «un grande blocco conservatore trasversale», sottolinea Monti. Per prima cosa bisogna re-inventare la professione dell'insegnante ora immobilizzata, per Vicini, su un modello puramente trasmissivo del sapere: «Dico basta alla farsa dell'autonomia, così come è realizzata oggi è inutile e controproducente». Sul fronte delle risorse per la scuola, sempre più scarse, Vicini non appare preoccupato. «La maggior parte delle risorse vanno sprecate, se usassimo meglio i soldi che abbiamo non avremmo problemi in quest'ambito». Se gli insegnanti ricercano quindi un cambiamento, non resta che fare i conti con il comportamento dei ragazzi. «I giovani decidono a caso -asserisce Paola Longo Bruno, professoressa del Politecnico di Torino- e lo fanno perché non acquisiscono un corretto grado di autonomia».

Chiara Cecutta

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