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Domenica 8 Marzo 2009 - Libertà

Bonini: «Le mie storie di ordinaria violenza»

L'inviato di Repubblica ha presentato in Fondazione il suo libro "Acab"

piacenza - E' proprio bravo Carlo Bonini, inviato de La Repubblica, autore di alcuni libri di grande effetto che approfondiscono tanto le nefandezze di Guantanamo, quanto il ruolo essenziale avuto, secondo Bonini, dall'intelligence militare e dal governo di Roma nella "fabbricazione" delle notizie false che giustificarono nel 2003, l'invasione dell'Iraq. L'altra sera all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, sollecitato da Eugenio Gazzola, il giornalista ha illustrato ai pochi presenti il suo nuovo libro ACAB - All cops are bastards (Einaudi - Stile libero), storie e vicende di ordinaria e straordinaria violenza: dai fatti del G8 nel luglio del 2001 alle truculente storie che appartengono alle curve degli stadi zeppe di ultrà, fenomeni di "odio liquido", che si dipanano in questa società tumefatta, tra scontri a fuoco, stupri, attentati e violenze che poca speranza lasciano alla gente comune, spesso vittima di episodi raccapriccianti.
«Ho voluto vedere la realtà - ha detto - stando dalla parte del poliziotto con elmo e visiera in plexiglass, per misurare quello sguardo misterioso; tre poliziotti tra i quali Michelangelo Fournier, condannato a due anni per i fatti della Diaz che egli stesso definì una «macelleria messicana», 7 anni dopo raccontano la loro esperienza, comprendente anche la morte di Giovanna Reggiani e i fatti di Pianura».
Viene fuori, nel libro di Bonini, lo scrittore con il passo giusto, un linguaggio che lascia di stucco, ma è quello degli ultrà, dei celerini schiavi degli schiavi, inzaccati con il mondo, pronti a mordere il nemico, in una sorta di odio liquido dal quale siamo tutti contagiati. «Si tratta di un diario di strada - dice Bonini -, perché è la piazza al centro dell'attenzione. Non è facile percepire oggi gli umori di piazza. A Roma potrebbe saltare il "fusibile" da un giorno all'altro e allora non so come potrebbero reagire da un lato i poliziotti, gli sbirri e dall'altro i violenti di una società in forte crisi di identità. No, non credo che ci sarà un'altra Genova, lo Stato d'eccezione visto nel luglio del 2001, non pare essere riproducibile. Penso piuttosto che intercettare i giovani dei Centri sociali, i magrebini spacciatori, i violenti tout court, per questi poliziotti non sia facile, credo anche che gli stadi, o meglio, le curve degli stadi siano un esempio di società liquida, che trasmette il seme dell'odio».
Bonini ha poi aggiunto, rispondendo a una giovane che chiedeva come mai il libro abbia questo titolo: «ACAB, non tutti lo sanno, è un inno skinhead, celebrato da una band tedesca musicalmente poco credibile ma molto influente dal punto di vista politico, tanto da riuscire a trasmettere a migliaia di giovani quell'acronimo che non può che essere definito infame, secondo il quale "i poliziotti sono tutti bastardi". Un inno che accompagna adunate, scontri, ripicche, violenze, storie, che lo si sente negli stadi e che spesso è scritto sui muri di una Roma spogliata della propria universalità culturale. Un acronimo - commenta Bonini - che ha riempito le nostre città. Prima un grido. Oggi una marca. Un logo. Una bandiera tanto condivisa quanto superficiale e molto pericolosa. Non una verità definitiva».

Mauro Molinaroli

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