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Giovedì 11 Novembre 2004 - Libertà

Oggi l'ultimo giorno per Mazzocchi e consiglio. Sulla presidenza giochi ancora aperti

La Fondazione scade ma il rinnovo non c'è

Oggi scadono sia il consiglio generale della Fondazione di Piacenza e Vigevano sia il presidente, Gian Carlo Mazzocchi. In realtà restano in carica ancora per un po', potenzialmente fino al 10 gennaio, termine ultimo per procedere al rinnovo in base allo statuto. Il 10 ottobre, infatti, un mese prima della scadenza, da via Sant'Eufemia sono partite all'indirizzo dei 13 enti che hanno diritto di nomina nel consiglio generale (25 membri) le richieste di indicazione dei nomi (in totale 22 ai quali se ne aggiugeranno tre cooptati dallo stesso consiglio all'atto dell'insediamento).
Per le risposte ci sono tre mesi di tempo, perciò si può arrivare a inizio gennaio per la prima seduta del nuovo consiglio chiamato a eleggere il presidente. In teoria, la pratica del rinnovo potrebbe essere sbrigata in fretta. In realtà dipende da quanto siano fatti o meno i giochi per la scelta del successore di Mazzocchi. Al momento sembrano in alto mare, ecco perché le prospettive di un'elezione in "zona Cesarini" possono rivelarsi fondate. Di là da venire sono, del resto, le indicazioni dei 22 del consiglio generale: per ora ufficialmente sul tavolo ci sono solo i tre nomi spettanti al mondo del volontariato: Sandro Loschi, Rinaldo Busca e Gian Carlo Fiorani. Per il resto è ancora buio, ma le indiscrezioni danno per già formalizzata la scelta (una) del Politecnico che avrebbe designato proprio Mazzocchi, il presidente uscente. Quest'ultimo punta alla riconferma, da quanto si è capito, ma il viatico non appare dei più semplici. Non è escluso che la soluzione Mazzocchi possa decollare solo a condizione di un suo assenso all'ipotesi della "staffetta", ossia a farsi da parte, a metà mandato, per lasciare il timone a Giacomo Vaciago, che nel frattempo uscirebbe dallo stato di incompatibilità che per un anno (dalle sue dimissioni dal consiglio comunale) gli vieta via Sant'Eufemia.
Quello dell'incompatibilità è un nodo che potrebbe riguardare anche un altro dei candidabili, stando alle indicrezioni, alla presidenza e cioè Giuseppe Molinari. Il direttore del Politecnico (nonché membro del cda dell'università) risulta aver affidato a un esperto l'esame della sua posizione e se venisse affermata l'incompatibilità tra la Fondazione e le sue cariche al Politecnico non solo non avrebbe le carte in regola per la corsa al vertice (ci sarebbero solo dopo un anno da dimissioni dall'ateneo), ma dovrebbe anche lasciare il suo seggio nel consiglio di amministrazione di via Sant'Eufemia (l'unico organo che non scade) dove è stato nominato un anno fa. Sul punto per ora nulla di ufficiale trapela, anche se si parla della possibilità di un'anticipata uscita di scena di Molinari.
Ma i nomi sul tappeto per la presidenza sono anche altri, sempre stando ai "si dice": dall'amministratore delegato di Cementirossi, Giacomo Marazzi, a un altro industriale come Augusto Rizzi (Rdb). C'è chi, in quest'ultima fase, avrebbe sponsorizzato anche l'ex onorevole Dc, Giancarlo Bianchini, un'ipotesi che sembra però, anche questa, cozzare con l'incompatibilità derivante dalla sua presidenza dell'Assofa, associazione di volontariato con diritto di nomina in Fondazione.

gu.ro.

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