Mercoledì 25 Febbraio 2009 - Libertà
Capuozzo: «Io, sognatore di pace»
Folto pubblico per l'incontro che ha ospitato anche l'addetto stampa dell'Onu Angeli
Il noto giornalista ha parlato di utopia e terrorismo in Fondazione
piacenza - Grande cronaca, grandi storie. Ma anche cronaca minuta, piccole vicende. Interventi eretici, mai indocili, da cui emerge una visione non pregiudiziale e libera dagli steccati ideologici della realtà italiana e internazionale. Storie contraddittorie, perché sono proprio quelle, il sale per chi è chiamato a raccontare ciò che accade, nel mondo e in guerra. Storie che si appiccicano addosso a Toni Capuozzo, al suo fascino e al suo entusiasmo. E Capuozzo le trasmette al suo pubblico, in una serata qualsiasi, con sincerità e con autorevolezza.
E all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, questo personaggio accattivante e carismatico, racchiude nelle sue parole, il passato e il presente, le tante storie lontane e la questione balcanica, i frammenti di un mondo in rivolta e allo sbando, e le sue occhiaie non paiono per nulla stanche. Almeno. Così è sembrato. Con lui Andrea Angeli, addetto stampa dell'Onu nei Balcani dal 1993 al 2006, a fungere da moderatore il direttore de "L'Europeo", Daniele Protti, e a porgere gli onori di casa il presidente della Fondazione, Giacomo Marazzi.
Il tema della serata, "Dall'utopia armata alla pace rivoluzionaria", è ricco di fascino, lo stesso che esercitano i tre relatori, quando parlano delle guerre nel mondo e del nostro Paese.
«Avevamo vent'anni - spiega Capuozzo - e andavamo nel Sud delle Americhe, quelli sono stati gli anni del mio apprendistato e della mia disillusione, che è stata quella di molti altri giovani, e i viaggi tra il Nicaragua della rivoluzione vittoriosa dei sandinisti, il Salvador che entrava nel delirio della guerra civile con l'assassinio del cardinale Romero, la Cuba di Castro. Oggi viviamo un tempo diverso, molto diverso da allora, perché quell'utopia è stata sporcata dal terrorismo, che ha fatto troppe vittime e l'unica soluzione possibile è una pace rivoluzionaria. L'unica strada possibile. Il cielo capovolto».
Toni Capuozzo racconta nuove storie con consapevolezza vera, spiega la sua passione e senso del dovere alla professione giornalistica. «Nel corso dei miei viaggi all'estero ho fatto di tutto per capire come si vive in altri Paesi, quali sono i pensieri degli altri e li ho messi a confronto con me stesso e con il nostro paese. Non è facile. A volte convengo che la fortuna di appartenere a un Paese che da sessant'anni non vive guerre sia davvero tanta, è altrettanto vero però che l'Italia sta vivendo un periodo di crisi profonda, di fronte alla quale bisogna fare fronte». E poi l'Irak, il «dopoguerra difficile», il Kosovo e «le migliaia di morti che nessuno ha raccontato, le guerre che non sono più quelle di una volta, perché a combatterle sono le milizie più che gli eserciti regolari».
Andrea Angeli ha vissuto l'assedio di Sarajevo dall'Holiday Inn, bunker della stampa e dei funzionari internazionali, posto lungo l'arteria cittadina ribattezzata Sniper Alley, il «viale dei cecchini». Come addetto stampa dell'Ocse è stato a Tirana, in Albania, quindi a Pristina, in Kosovo, in forza alle Nazioni Unite. Nel 2003 è stato in Iraq, testimone della strage di Nassiriya e vittima egli stesso degli attacchi alla sede locale della Cpa (Coalition Provisional Authority) dell'anno successivo.
Ha scritto un libro, Professione peacekeeper, fatto di cronache in prima linea, che l'altra sera Angeli ha riproposto al pubblico piacentino, vent'anni di storia contemporanea. La serata è stata l'occasione per scoprire tanti posti sperduti nel globo, misconosciuti. Perché, come ha scritto Herman Melville, autore di Moby Dick, i veri luoghi non sono mai sulle cartine.
Mauro Molinaroli