Fondazione di Piacenza e Vigevano Stampa
  Rassegna Stampa
spazio
  Comunicati Stampa
spazio
  Eventi Auditorium Piacenza
spazio
  Eventi Auditorium Vigevano
spazio
  Comunicazione
spazio

 
Home Page     Rassegna Stampa   


Giovedì 5 Febbraio 2009 - Libertà

«La storia appartiene ai vinti»

L'inviato di Repubblica sarà oggi all'auditorium della Fondazione con Emmanuelle de Villepin
Giampaolo Visetti parla del suo libro "Mai una carezza"

piacenza - Molti scrittori hanno prestato la loro penna al giornalismo e tanti giornalisti hanno scoperto la loro la vocazione alla scrittura nel corso di esperienze fuori dal coro. Giampaolo Visetti inviato per la Repubblica in zone di guerra e nei luoghi del pianeta dimenticati da tutti e in cui i conflitti non iniziano e non finiscono, ma semplicemente esistono, è uno di questi.
Stasera alle 18 sarà ospite alla Fondazione di Piacenza e Vigevano insieme con Emmanuelle de Villepin dell'incontro "Vivere con violenza. Racconti dai confini dell'Europa". Presenterà il suo ultimo libro Mai una carezza - Storie di un mondo che dobbiamo cambiare (Baldini & Castoldi Dalai), un volume che racchiude i paradossi del mondo globalizzato, il difficile percorso della nuova Russia putiniana e delle repubbliche ex sovietiche, divise tra un rinnovato ossequio a Mosca e la volontà di salire sul carro guidato dal nuovo amico americano, il riesplodere dei mai sopiti conflitti etnici nei Balcani e nel Caucaso, e le tragedie dei Paesi africani, in cui continuano nel silenzio generale le guerre e il depredamento delle risorse.
Giampaolo Visetti è stato proiettato negli stessi mondi di Kapuscinski, a sporcarsi le scarpe nella polvere dell'Asia Centrale, nel gelo acquoso della Siberia e nel fango dell'Africa equatoriale. Va, torna, scrive, e arriva alle stesse conclusioni: «La storia la scrivono i vincitori, ma appartiene ai vinti - dice - e soprattutto, non fa notizia. Dopo cinque anni di viaggi, mi sono accorto di aver fatto, in verità, un viaggio solo: quello alla ricerca degli sconfitti, dei miserabili, dei periferici e dei dimenticati. Ho messo insieme i miei scritti e ne ho fatto un libro, dedicato a coloro, e sono l'80 per cento del pianeta, che in vita non hanno mai conosciuto un gesto di tenerezza e sono scomparsi senza lasciar traccia. Ai miserabili, gli stessi che approdano in Italia con i barchini della disperazione, è dedicato questo volume, perché solo essi possono avvicinarsi alla verità, nonostante l'Occidente continui a ignorare la loro forza. Producono più loro nei campi, nelle fabbriche e nelle fattorie, che molta parte di noi, che abbiamo puntato tutto sul senso di sicurezza, sulla percezione della paura. Non abbiamo guardato avanti, siamo rimasti fermi a vent'anni fa. Camminare con loro, insieme a questi disperati, è necessario per capire il mondo».
«Ed è tanto più necessario oggi - prosegue - con il collasso della terra deturpata dall'uomo e con le ultime tempeste finanziarie globali che non risparmiano proprio nessuno. Anche noi possiamo diventare un Terzo Mondo, mentre i poveri di ieri, come la Cina e l'India, stanno rialzando la testa. Occorre attenzione, l'Occidente ha perso di vista i propri obiettivi, continua a vivere al di sopra delle proprie possibilità pensando che tutto sia risolvibile, in realtà, nel 1989 l'Europa e gli Stati Uniti hanno avuto un atteggiamento di supponenza verso l'ex Unione Sovietica, un comportamento inadeguato. Occorreva più assistenza verso quel Paese che ha tanta voglia di zarismo più che di un ritorno a Stalin. E Putin, è visto come uno zar dei giorni nostri, la sua popolarità in Russia è infinita. I ragazzini russi imparano a uccidere a quindici anni per entrare nell'esercito di Putin. L'Occidente esporta in Africa carne immangiabile e il silenzio del turco sulla strage degli armeni. Pugni nello stomaco che lasciano intontiti. Ora gli equilibri internazionali sono instabili. Che ne sarebbe di noi se tra Russia e Cina sorgessero alleanze nuove, ammesso che sotto traccia non siano già in atto?»
Racconta l'incontro con Anna Politkovskaja, la giornalista che ha messo il Cremlino sotto accusa ed è stata uccisa nel giorno del compleanno di Putin: «La reporter viaggiava in aereo con me verso il luogo della carneficina nella scuola di Beslan, doveva incontrare il capo della guerriglia cecena per convincerlo a liberare gli ostaggi ed è stata avvelenata da un thè consumato a bordo. I servizi segreti russi sono infallibili, non mi avrebbero mai ucciso. Avvelenarono lei». Prosegue: «L'epicentro del saccheggio è il Congo, con la desertificazione della foresta primaria più grande del pianeta dopo quella amazzonica. Il Paese più ricco del mondo, carico anche di petrolio e minerali rarissimi, con la popolazione che resta la più disperatamente povera. E i cinesi nello sfruttamento pianificato hanno sostituito belgi e francesi».
Conclude: «Ringrazio Alessandro Dalai, che su mia richiesta ha accettato di dare in beneficenza i proventi del mio lavoro all'associazione italiana "Water for life", fondata dall'italiano Elio Sommavilla, che da venticinque anni si batte contro la guerra e la miseria in Somalia, uno dei luoghi più disgraziati del pianeta».

Mauro Molinaroli

Torna all'elenco | Versione stampabile

spazio
spazio spazio spazio
spazio spazio spazio