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Venerdì 6 Febbraio 2009 - Libertà

De Villepin e Visetti nei luoghi ai margini della storia

Un mondo senza carezze

piacenza - Emmanuelle de Villepin e Giampaolo Visetti e un mondo senza carezze, senza storia, tra violenze continue e guerre lontane. Come esploratori di località ai margini della storia e della cronaca, con la consapevolezza che l'Occidente e l'Europa hanno perduto il treno del progresso, dell'integrazione, della coesione con l'altro mondo, quello fatto di sofferenza e disamore, hanno catturato, e non poco, il pubblico presente ieri sera all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano durante la presentazione dei loro libri, La ragazza che non voleva morire (Longanesi), e Mai una carezza (Baldini & Castaldi Dalai) nell'ambito dell'incontro "Vivere con violenza. Racconti dai confini dell'Europa", sollecitati dalle domande di Eugenio Gazzola.
Entrambi un po' Terzani e un po' Kapushinski, racchiudono una straordinaria sensibilità e le infinite conoscenze verso un mondo che noi non abbiamo la possibilità di capire. E tra ricordi e memoria, tra sgomento e consapevolezza emerge tutta l'angoscia che porta dentro Emmanuelle: «Nell'ottobre del 2002, quando un gruppo di donne kamikaze fece irruzione nel teatro Dubrovka di Mosca uccidendo centinaia di persone, qualcuno cominciò a chiedersi com'era stato possibile che a un certo punto della loro vita queste donne, tutte giovani, avessero deciso di indossare la cintura di esplosivi e di morire dilaniate, trascinando con loro civili innocenti ed estranei alla loro causa. E' così che ho iniziato a leggere, a informarmi, a cercare di capire cosa possa spingere una donna a sacrificarsi per una causa. Mi sono domandata se se il fanatismo religioso può essere la causa scatenante oppure se dietro a una scelta così atroce si possa nascondere un tormento interiore, o una costrizione mentale che non permette vie di fuga perché viene a mancare la possibilità del libero arbitrio».
Emmanuelle de Villepin segue il filo della memoria sulla vicenda cecena, su un mondo lontano mille anni luce da noi, mentre Giampalo Visetti sostiene che è tanto più necessario oggi, con il collasso della terra deturpata dall'uomo e con le ultime tempeste finanziarie globali che non risparmiano proprio nessuno, un'attenzione verso i mondo lontani: «Perché anche noi possiamo diventare un Terzo Mondo, mentre i poveri di ieri - afferma Visetti - come la Cina e l'India, stanno rialzando la testa. Occorre attenzione, l'Occidente ha perso di vista i propri obiettivi, continua a vivere al disopra delle proprie possibilità pensando che tutto sia risolvibile, in realtà, quando crollò il Muro di Berlino e quando il sistema sovietico cadde definitivamente, l'Europa e gli Stati Uniti ebbero un atteggiamento di supponenza, un comportamento inadeguato. Occorreva più assistenza verso quel Paese che ha tanta voglia di zarismo più che di un ritorno a Stalin».
E, secondo Visetti ed Emmanuelle de Villepin, Putin è uno Zar dei giorni nostri. I ragazzini russi imparano a uccidere a quindici anni per entrare nell'esercito di Putin. L'altro mondo - se vi pare, gli altri mondi - sono pugni nello stomaco ora che gli equilibri internazionali sono instabili. Viene voglia di chiedersi che ne sarebbe di noi, se tra Russia e Cina sorgessero alleanze nuove. Probabilmente la crisi si accentuerebbe maggiormente. Visetti conosce le vicende cecene narrate nel libro di Emmanuelle de Villepin, e quando ne parla emerge un sussulto: «Ho vissuto la storia di questo piccolo Stato che dalla caduta dell'Unione Sovietica, ha lottato per la propria indipendenza. Mi ha affascinato la figura di Anna Politkovskaja, che ho conosciuto personalmente, assassinata perché aveva la "malattia" di scrivere, informare, raccontare la realtà cecena, così com'è, senza tanti giri di parole».

Mauro Molinaroli

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