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Domenica 8 Febbraio 2009 - Libertà

Donne e immigrate, la fatica raddoppia

Esperti a confronto sull'integrazione al femminile

Tra gli immigrati che ogni giorno giungono in Italia per cercare lavoro e fortuna c'è una categoria che forse, ancora oggi, non viene considerata a dovere: le donne. Ai già importanti problemi dell'immigrazione (come la lingua e l'integrazione) queste figure devono aggiungere tutte quelle questioni riguardanti l'universo femminile, dall'emancipazione fino alla conciliazione dei tempi tra famiglia e lavoro. È stato questo l'oggetto del secondo incontro organizzato dalla Provincia presso la Fondazione di Piacenza e Vigevano, sul tema dei rapporti interculturali. Dopo l'intervento di Stefania Tagliaferri dell'assessorato alle politiche sociali della Provincia, che ha portato i saluti dell'assessore Paola Gazzolo e ha delineato il quadro locale dell'immigrazione femminile, si è passati al dibattito. Erano presenti, in qualità di relatori, Isabelle Carles dell'università Libera di Bruxelles, Barbara Burgalassi del servizio politiche per l'accoglienza e integrazione sociale della Regione Emilia Romagna, Giulia Cagnolati del Comune, Maja Grubisic dell'ufficio stranieri Cisl Piacenza e Ilaria Dioli, coordinatrice del progetto provinciale "Il volto femminile dell'integrazione". A moderare gli interventi e il dibattito con il pubblico è intervenuta Teresa Torres Trinidad, mediatrice della cooperativa Interculturando.
La presenza di donne immigrate nella nostra provincia, che raggiunge attualmente il 48,6% del totale, è importante, ma non sempre così valorizzata. «In realtà solo dagli anni '70 si inizia a prendere coscienza del ruolo femminile», ha detto la Carles. «Il panorama è molto diversificato: spesso quella delle donne è una migrazione autonoma (lasciano la famiglia oppure si vanno a ricongiungere al marito) e si tratta talvolta di figure altamente qualificate e con importanti titoli di studio. Ciò che le spinge a questo passo è la disoccupazione, la povertà, i bassi salari, ma anche la richiesta di manodopera da parte dei paesi industrializzati». Ma i titoli di studio spesso non vengono riconosciuti, come ha spiegato la Grubisic: la loro nuova identità è di solito quella di badanti. «Il Comune di Piacenza sta proprio affrontando la costruzione di un elenco delle assistenti familiari, anche se l'incrocio tra domanda e offerta è tanto complesso quanto flessibile. In collaborazione continua con il Centro per l'impiego, l'iscrizione alla lista consente a queste donne di frequentare corsi e specializzarsi», ha spiegato la Cagnolati. Acquista così importanza la figura dell'immigrata come "donna ponte" in grado, cioè di mediare i nuovi arrivati e le realtà locali: in questo senso va il progetto di Provincia e Cedomis illustrato da Ilaria Dioli che prevede due tavoli di lavoro composti ognuno da sei immigrate. Un primo tavolo tecnico stenderà un questionario da distribuire poi a 300 donne (con informazioni identificative, sulla vita sociale, il rapporto con Piacenza, sul progetto migratorio, su lavoro e conciliazione dei tempi); il secondo, biografico, punterà sulla condivisione di esperienze comuni e sulla scrittura delle proprie memorie.

Cristian Brusamonti

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