Sabato 7 Febbraio 2009 - Libertà
Castignoli in Fondazione sui temi
della storia religiosa del Cinquecento
Dopo gli importanti contributi sul Medioevo piacentino, Piero Castignoli ha affrontato i grandi temi della storia religiosa nell'epoca moderna nel libro Eresia e inquisizione a Piacenza nel Cinquecento, edito dalla Tipleco nella collana "Biblioteca storica piacentina" e presentato ieri all'auditorium della Fondazione, davanti a un folto pubblico, da Vittorio Anelli, direttore del Bollettino storico piacentino, da Anna Riva, dell'Archivio di Stato, e da Luca Ceriotti, ricercatore all'Università Cattolica di Milano. Per motivi di salute Castignoli non ha potuto partecipare all'incontro, ma è intervenuto tramite un messaggio letto da Anelli, in cui ha motivato questa «incursione nella storia moderna» con la curiosità sollecitata dai lavori di Adriano Prosperi, «dopo aver constatato la quasi totale assenza di contributi sulla storia dell'Inquisizione piacentina. Debbo confessare - prosegue Castignoli - che il passaggio dal Medioevo all'Età moderna in questo campo dell'Inquisizione è stato assolutamente indolore perché ho ritrovato la stessa mentalità medievale sia da parte del clero sia da parte degli eretici, la stessa intransigenza, la stessa intolleranza, lo stesso dogmatismo come se l'umanesimo fosse passato invano».
Sulla presunta continuità tra i movimenti ereticali medievali e le eresie del Cinquecento a Piacenza e Cremona, Castignoli premette: «Anzitutto i movimenti eterodossi cinquecenteschi non interessarono tutte le classi sociali a differenza del pauperismo dei Catari che a Piacenza si organizzarono in una vera e propria Chiesa con le sue gerarchie, dei Poveri di Lione, dei Poveri lombardi e degli Speronisti che avevano contagiato ogni ceto». Spesso si trattava di emigranti, sfuggiti alle persecuzioni in Linguadoca e rifugiatisi nelle città della Pianura padana con l'appoggio dei Comuni, guidati dai popolari che non vedevano di buon occhio le censure del legato pontificio in Lombardia, Ugolino da Ostia, il futuro papa Gregorio IX.
Tre secoli dopo, papa Pio V confidava all'ambasciatore farnesiano che grazie al ritorno nel 1556 del duca Ottavio nella nostra città era stato scongiurato il pericolo che Piacenza diventasse una seconda Ginevra. «Tuttavia negli eretici piacentini del Cinquecento non vi è alcun esplicito richiamo a queste eresie medievali, per cui - conclude Castignoli - se vi è una continuità essa è assolutamente involontaria».
Anna Riva ha tracciato un profilo di Castignoli, «tra i pochi archivisti che sono riusciti a essere anche storici e divulgatori», richiamandone gli studi fondamentali sugli Statuti comunali, il Registrum Magnum, l'Archivio Capitolare di Sant'Antonino, che ha riordinato, oltre all'attività come direttore dell'Archivio di Stato di Piacenza. Dei contenuti del libro, che si avvale della prefazione di Adriano Prosperi, docente della Scuola Normale di Pisa e tra i massimi esperti di storia dell'Inquisizione, ha parlato Ceriotti, elogiando «la costante attenzione al contesto socio-politico, molto complicato nella Piacenza di quegli anni» e «la qualità narrativa, capace di trasmettere lo spirito dei tempi, anche grazie ai documenti che suggellano ogni capitolo».
ANNA ANSELMI