Giovedì 5 Febbraio 2009 - Libertà
Piacenza al tempo dell'Inquisizione
Le meticolose indagini di Piero Castignoli in un libro che verrà presentato domani
piacenza - L'istituzione del ducato di Parma e Piacenza, affidato da Papa Paolo III al figlio Pier Luigi Farnese, maturò nel complesso periodo in cui Chiesa e Impero erano scossi al loro interno dai fermenti della Riforma luterana, che nel 1545 già laceravano profondamente gli Stati e le coscienze. Quando nel 1556, dopo l'assassinio del primo duca, i Farnese tornarono al potere a Piacenza, in Europa la pace di Augusta aveva ormai sancito il principio del "cuius regio, eius religio", disegnando la nuova geografia politico-religiosa del continente, che rimase però a lungo dilaniato dalla dura contrapposizione tra cattolici e protestanti.
Come fosse stata vissuta quella tribolata stagione a Piacenza era stato ricostruito solo molto parzialmente nelle Memorie per la storia letteraria di Piacenza di Cristoforo Poggiali del 1789 e in un saggio di Giovanni Drei del 1915, cui si erano aggiunte le Note archivistiche di Emilio Nasalli Rocca, le ricerche sul beato Paolo Burali vescovo di Piacenza condotte da don Franco Molinari, oltre ai riferimenti piacentini rintracciabili nel libro del 1938 di Federico Chabod sulla storia religiosa nello Stato di Milano all'epoca di Carlo V. Un silenzio che trovava giustificazione nella scarsità delle fonti, essendo andati perduti la quasi totalità degli atti processuali del Sant'Uffizio di Piacenza.
Adesso però, grazie alle meticolose indagini compiute da Piero Castignoli, è finalmente disponibile una trattazione organica nel volume Eresia e inquisizione a Piacenza nel Cinquecento, pubblicato nella collana Biblioteca storica piacentina (Tipleco) e che verrà presentato domani alle 17.30 all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, in via Sant'Eufemia 12, da Anna Riva (Bollettino storico piacentino) e Luca Ceriotti (Università Cattolica di Milano).
Tra la documentazione esaminata da Castignoli ci sono in particolare le carte relative a undici processi piacentini celebrati tra il 1578 e il 1581, finite al Trinity College di Dublino in seguito alle traversie subite dall'archivio dell'Inquisizione, trasportato da Napoleone nel 1810 da Roma a Parigi e qui per due terzi venduto a peso. Il convegno su Luciano Scarabelli, accompagnato da una ricognizione sul Fondo Scarabelli presso la biblioteca Passerini Landi, ha inoltre fornito ulteriore materiale sui cugini Alessandro e Taddeo Caverzago, discendenti da un'antica famiglia della Valtrebbia. Accusati entrambi di eresia, ebbero destini diversi. Taddeo, notaio, riuscì a espatriare rifugiandosi a Ginevra; il secondo, dopo una prima abiura, fu arrestato e, reo confesso, condannato ad essere bruciato sul rogo nella piazza del mercato del bestiame presso la Torricella nel 1564. L'ingente patrimonio venne confiscato, ma Castignoli osserva come l'asta dei beni abitativi della vedova e dei figli andò ripetutamente deserta, "a chiaro sintomo dell'imbarazzo e forse della riprovazione dei cittadini di Piacenza eventualmente interessati all'acquisto", tanto che alla fine si aggiudicò la casa un parmense. Qualche tempo prima, nel 1559 le fiamme di un'altra grande pira si erano foscamente levate dalla città, quando davanti alla chiesa di Santa Maria del Tempio, accanto a San Giovanni in Canale, sede dell'Inquisizione, era bruciata la catasta dei libri sospetti o proibiti.
Anna Anselmi