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Mercoledì 7 Gennaio 2009 - Libertà

Il neomedievalismo di Grazzano: pubblicati gli atti del convegno

A cura della storica dell'arte Laura Putti

piacenza - «La Istituzione Visconti di Modrone ha per iscopo il miglioramento intellettuale, morale ed economico delle classi rurali nella plaga grazzanese. (...) Comprenderà una stazione agraria, una scuola per piccole industrie rurali, una Biblioteca popolare ecc.». Come confermano gli articoli dello statuto, il conte (poi duca) Giuseppe Visconti di Modrone aveva profuso in Grazzano Visconti non solo un preciso gusto di carattere architettonico, ma anche ideali filantropici e di fiducia nel primato dell'artigianato che aiutano a collocare meglio lo straordinario paese neomedievale nella cultura del suo tempo.
È quanto ha cercato di compiere il convegno Il neomedievalismo di Grazzano Visconti. La cultura di un'epoca, organizzato dai Visconti di Modrone un anno fa in Fondazione e del quale sono ora usciti gli atti, editi da Tipleco, come primo volume della nuova collana "Quaderni di Grazzano Visconti", presentato alla Galleria Ricci Oddi nell'incontro coordinato da Carlo Emanuele Manfredi, conclusivo del ciclo dedicato all'architettura a Piacenza tra Otto e Novecento.
L'interesse degli studiosi per quella che rimane una delle mete turistiche più frequentate del Piacentino è stato accompagnato negli ultimi mesi anche da un ampliamento delle possibilità di visita, con l'inserimento negli itinerari del giardino.
Luchino Visconti di Modrone, bisnipote di Giuseppe, intervenuto alla Ricci Oddi, ha annunciato in primavera ulteriori iniziative incentrate proprio sull'area verde che la storica dell'arte Laura Putti, curatrice del volume degli atti, ha definito «una antologia delle forme del giardino storico assolutamente in armonia tra le varie parti», osservando: «Forse è il luogo dove più liberamente Giuseppe poté lasciare libero il suo estro creativo senza condizionamenti».
Nel libro, che raccoglie i contributi di Putti, Anna Coccioli Mastroviti, Valeria Poli, Silvana Garufi, Stefano Fugazza e Ferdinando Arisi, vengono affrontati vari aspetti della composita realtà di Grazzano Visconti, a cominciare proprio dalla figura del fondatore, terzogenito del duca Guido, che aveva ereditato dalla zia Francesca (Fanny) Anguissola, nata Visconti, il feudo in Valnure. Nel 1900 si celebrarono a Cernobbio le nozze di Giuseppe con Carla Erba, allietate successivamente dalla nascita di Guido, Anna, Luigi, Luchino (tra i maestri del cinema italiano), Edoardo, Ida Pace e Uberta, per i quali il castello di Grazzano diventerà meta abituale nei mesi di settembre e ottobre.
Marito e moglie formavano una coppia amante della musica, del teatro e della cultura in genere, nella vivace Milano del periodo. Fondamentale per il disegno del borgo si rivelerà il sodalizio con l'architetto reggiano Alfredo Campanini, autore del restauro del palazzo dei Visconti in via Cerva (oggi via Cino Del Duca).
Nel libro l'operato del progettista e del committente-ideatore, che ebbe un ruolo decisivo nell'iniziativa, viene analizzato nelle sue caratteristiche e confrontato con realizzazioni coeve, come il Valentino a Torino e il Villaggio di Crespi d'Adda, per sfatare il pregiudizio verso un paese da considerare - auspica Fugazza - più che un falso storico, «un esperimento estetico-sociale che nel suo antimodernismo trova forse la sua maggior coerenza e la sua giustificazione».

Anna Anselmi

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