Lunedì 19 Gennaio 2009 - Libertà
L'affresco del Trecento era rimasto per tre secoli coperto da un quadro
Sulla parete riaffiora la Madre di Dio
«E'è stata un'emozione crescente via via che il quadro del de Longe veniva spostato ed emergeva l'opera celata da più di 300 anni! Era completamente coperta da polvere e enormi ragnatele nere, ma la sua bellezza e l'intensità dei colori dovuta alla buona conservazione essendo rimasto al buio per tutto questo tempo, erano evidenti. Inoltre dal fondo apparivano già gli scintillii dell'oro zecchino presente ancora sulle aureole e sulla corona che colpito dalla luce in quei punti meno impolverati emanava la sua maggiore brillantezza rispetto all'opacità delle tinte circostanti». Ha ancora la voce rotta dall'emozione il giovane restauratore Davide Parazzi mentre ci spiega le fasi del ritrovamento di un prezioso affresco medioevale rinvenuto in occasione dello spostamento della pala d'altare della chiesa di San Giuseppe annessa all'ospedale.
Una scoperta sulla quale si è espressa in maniera entusiasta Antonella Gigli, direttrice dei Musei di palazzo Farnese ed esperta d'arte medioevale: «Si tratta di una Madonna con Bambino assisa su un trono monumentale con due angeli che reggono una corona mentre altri due stanno ai lati. Una qualità molto alta, si tratta di un pittore attivo tra la fine del Trecento e i primi del Quattrocento. Ad un primo esame sembra molto vicina ad una serie di opere del pittore piacentino Antonio De Carro la cui personalità è stata analizzata dalla mostra "Il Gotico a Piacenza" del 1998. Ci sono delle caratteristiche comuni anche nella definizione del trono che ha un gusto fortemente architettonico e che richiama le carpenterie del grande polittico proveniente dal Monastero di Santa Franca di Pittolo, ora conservato in un'ala del Louvre a Parigi. De Carro è documentato in diverse occasioni a Piacenza tra il 1385 e il 1410. E' chiaro che l'attribuzione definitiva va rimandata ad un esame più attento successivo alla pulitura».
«La caratteristica della pittura di De Carro - continua Antonella Gigli - rimanda alla pittura lombarda della corte viscontea con quel gusto delle forme eleganti e del particolare, però con una elaborazione diversa nella costruzione dei corpi che sono già molto più massicci e che hanno un forte senso chiaroscurale».
L'affresco è antecedente alla costruzione della chiesa, questo significa che in precedenza, in epoca medioevale, in loco c'era già un piccolo edificio legato al culto lungo una via peraltro già segnata da edifici di devozione (si pensi al sacello di Santa Maria di Campagna ma anche alla chiesa di San Sepolcro, ricostruita nel Cinquecento su un complesso precedente).
L'Ausl, proprietaria dell'edificio e dei beni in esso conservati, sta portando avanti un encomiabile programma di recupero della chiesa come bene storico-artistico della città ma c'è la necessità di reperire l'aiuto di sponsor. Gli interventi di recupero realizzati e in fase di svolgimento in San Giuseppe si inseriscono infatti in un quadro più ampio di recupero e valorizzazione dei beni storici e culturali dell'Ausl stessa, tra cui l'ex convento olivetano con la splendida sala colonne.
Il principio fondamentale dell'Azienda è stato quello di recuperare i beni per renderli fruibili anche dal potenziale turista o dalle persone di passaggio nel complesso ospedaliero, un patrimonio storico e culturale altrimenti poco noto.
E' in quest'ottica che da circa due anni sono iniziati i lavori di recupero della chiesa di San Giuseppe (di cui è parroco don Virgilio Zuffada) e del patrimonio artistico e storico in essa custodito.
Gli interventi - seguiti dalla Soprintendeza ai beni ambientali, paesaggistici e architettonici di Parma e Piacenza e della Soprintendenza ai Beni artistici, storici e etnoantropologici di Parma e Piacenza per le diverse competenze - sono iniziati con il restauro delle due grandi pale dipinte su tela poste ai lati della zona absidale e finanziate interamente dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Attualmente si stanno realizzando i lavori di pulitura della grande pala d'altare opera del pittore Roberto de Longe sponsorizzata da un fondo del Fai di Piacenza.
Il restauro della Madonna in trono con il Bambino verrà invece in parte coperto con il ricavato di una recente gara di burraco promossa dall'Ausl in collaborazione con i commercianti di via Taverna e con il locale circolo del bridge e con il circolo "Il Torrazzo" di Cremona.
CARLO FRANCOU