Giovedì 22 Gennaio 2009 - Libertà
Domani in Fondazione Schiavi, Fiorani, Neri e Lalatta parlano degli anni '60 e '70
Album dei ricordi del giornalismo nostrano
Si parlerà di giornalismo a Piacenza negli anni Sessanta e Settanta, e a raccontare le nostre storie di ieri saranno, all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano domani sera alle 17,30, Giangiacomo Schiavi, uomo di punta al Corriere della Sera, Adolfo Fiorani anch'egli in via Solferino per tanti anni, Vito Neri, giornalista e scrittore e Ludovico Lalatta, una vita a Libertà. L'iniziativa è a cura degli Amici del Romagnosi e a condurre l'incontro sarà Stefano Pareti.
Schiavi, come gli altri amici che parleranno di un giornalismo d'antan, a Piacenza ha iniziato a muoversi. Ha fatto del mestiere una delle proprie ragioni di vita. Quando ricorda i suoi esordi a "Libertà" sorride, è il tempo che torna: "Dalla Grande Milano, dove avevo studiato e dove mi ero laureato, guardavo a Piacenza con interesse. E decisi di tornare, verso il 1975. Avevo vent'anni e cominciò la marcia di avvicinamento a "Libertà", un giornale che è stato e che rappresenta tuttora un simbolo per la città. Cominciai a collaborare. La domenica mi capitava di sostituire il corrispondente di Gragnano, il mio paese, per le partite di prima categoria. Firmavo "Vice". Fu allora che conobbi un maestro e un amico che non ho più dimenticato: don Franco Molinari. In quel periodo insieme a Vito Neri aveva scritto un volumetto dal titolo "Olio santo e olio di ricino". Lo recensii per "Libertà". Giulio Cattivelli decise che poteva andare ed ebbi la soddisfazione di leggermi in terza pagina. Venni presentato a Gianni Manstretta che si occupava di spettacoli. Mi mandava in giro di sera a intervistare i personaggi della canzone. Ninino Leone, il capocronista, mi affidò un'inchiesta sulla disoccupazione giovanile a Piacenza. Subito dopo, il direttore, Ernesto Prati, mi mandò un bigliettino: "Sentire me" c'era scritto. Furono Manstretta e Nello Bagarotti i primi a darmi una pacca sulla spalla, da vecchi maestri. Ernesto Prati mi chiese di lavorare nella redazione della provincia, con Gianfranco Scognamiglio e la domenica di fare la pagina dello sport. Cominciai a scrivere come un matto su tutto: frane, alluvioni, proteste di paese, sindaci, storie di povera gente, la centrale di Caorso e campionato di calcio. Durante una violenta grandinata in Valtidone, il direttore mi disse: "Vengo con lei e scatto le fotografie", fu una lezione di vita. Come Cat e Nello Bagarotti, giornalisti legati da un filo indissolvibile con Piacenza, dai quali c'era sempre da imparare. Strada facendo incontrai gli amici, i coetanei, ma anche i compagni di strada con cui confrontarmi sul lavoro. Una palestra utilissima, un ambiente davvero stimolante. Se capitava di entrare al bar Parisi, in piazza Cavalli, anche alle due di notte era possibile incontrare Nando Boschi. Soprabito, sigaretta accesa e un blocchetto tra le mani…". Il resto, domani sera.
mol