Domenica 25 Gennaio 2009 - Libertà
«Più ambiente e meno cemento»
In chiaro scuro il giudizio sull'operato della Provincia. Gli agricoltori parlano di «blocco per lo sviluppo» e Legambiente critica il porto fluviale sul Chiavenna e la Pedemontana
piacenza - Quale sarà il futuro del territorio piacentino? Ne hanno discusso, nell'incontro pubblico svoltosi venerdì sera nell'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, piacentini provenienti da tutta la provincia. Tra i numerosi presenti non sono mancati i membri delle dieci associazioni che nello scorso mese di dicembre hanno firmato un accorato appello, affinchè Piacenza abbia un futuro sostenibile. Cgil, Fai, Fipsas, Forum per il futuro di Piacenza, Grilli parlanti di Piacenza, Italia Nostra, Laboratorio di Urbanistica partecipata, Legambiente , Lipu e Wwf. Queste le sigle che, da mesi propongono, ai mezzi d'informazione e presso le sedi istituzionali locali, analisi, critiche e proposte circa l'attuale situazione territoriale della provincia. Si registra infatti un peggioramento della qualità dell'aria, e un'acqua che ha la maggior concentrazione di nitrati in tutta Italia. A fronte di ciò i piacentini hanno siglato un comune appello, e si dichiarano pronti «a collaborare e a dialogare con le istituzioni». La chiave di volta è racchiusa in un acronimo: Ptcp, Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Piacenza, una forma di pianificazione che definisce le linee di sviluppo del territorio. Da domani il documento sarà discusso nel consiglio provinciale, che potrebbe adottarlo già nei primi giorni di febbraio. L'adozione del Ptcp rende il piano già attivo, anche se rimane aperta la possibilità di apportare modifiche ed aggiunte, in attesa dell'approvazione definitiva prevista solo tra qualche mese. «Condividiamo alcune parti del Piano -spiega Laura Chiappa, presidente di Legambiente - come l'introduzione del discorso della rete ecologica, e l'orientamento alla tutela del paesaggio». Il disappunto dei firmatari riguarda «le contraddizioni che emergono tra la parte descrittiva del territorio ed alcuni interventi previsti, argomenti non trattati e la flessibilità che pervade l'intero piano» - chiariscono Felicita Forte e Stefano Benedetti, del laboratorio di urbanistica pianificata. Gianni Copelli, segretario della Cgil, sottolinea che: «Oltre alla sostenibilità ambientale esiste quella sociale, che si attua sostenendo le persone escluse dal mondo del lavoro, e preservando la vocazione manifatturiera del territorio». Giuseppe Castelnuovo di Legambiente si è chiesto: «il porto fluviale e la Pedemontana sono proprio necessari?» Sono intervenuti anche Stefano Tassi e Umberto Fantigrossi, presidente del Forum Urbanistica partecipata, ribadendo che «anche con la politica ambientale si può creare occupazione», mentre Michele Lodigiani, presidente Unione Agricoltori, vede il Ptcp come «un blocco per lo sviluppo, con le sue regole scarse e discrezionali». Paolo Scrocchi dell'Associazione Nure ed Aveto di Ferriere avverte: «una multinazionale francese vuole costruire una centrale a biomassa: perché, se al territorio non porterebbe nè lavoro, nè turismo e nemmeno migliorerebbe la qualità di vita?» Sulla Valnure Lorenza Marino, comitato difesa fluviale Valnure, ha chiesto: «la realizzazione di un parco naturale e il ripristino della littorina soppressa Bettola-Piacenza, esempio di mobilità sostenibile». Gianni D'Amo ha inoltre ricordato che «L'edilizia popolare va riformulata e resa più vivibile». In chiusura, l'assessore provinciale Alberto Borghi, in qualità di «osservatore ed ascoltatore» ha invitato i presenti alle prossime sedute del Consiglio provinciale. Il titolo dell'incontro: «Cemento o qualità della vita? La provincia è al bivio» si potrebbe dimostrare profetico.
Chiara Cecutta