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Sabato 29 Novembre 2008 - Libertà

Pincio: «Roma, nuova Babilonia»

Parla l'autore che oggi sarà in Fondazione per la rassegna "Scrittori italiani contemporanei"
«Racconto la città multietnica percorsa da mille paure»

piacenza - Roma "antica città… paese che non ha più campanelli" recitava una vecchia canzone: la capitale, la città eterna, il teatro dei bagni divini della Dolce Vita e dei ragazzi di borgata, diventa Cinacittà. Così si intitola l'ultima fatica letteraria di Tommaso Pincio (traduzione italiana di Thomas Pynchon, personaggio del primo romanzo), narratore ed ospite della rassegna Scrittori italiani contemporanei organizzata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano per esplorare la scena letteraria dell'oggi attraverso le voci dei suoi protagonisti.
Pincio approda dunque a Piacenza oggi alle 18 nell'auditorium della Fondazione di via Sant'Eufemia. Romanziere e personalità brillante, un esordio che risale a una decina di anni fa con M. e una varietà di volumi che abbracciano la vita di Kurt Cobain dei Nirvana e i sogni di libertà targati anni Sessanta, l'esistenza di civiltà extraterrestri e l'attualità più scottante: l'autore ha dunque alle spalle un retroterra importante e ricco, un produzione vasta che non disdegna neppure le collaborazioni con la rivista Rolling Stones e le pagine culturali di diversi quotidiani. Eppure è proprio il suo ultimo romanzo a far discutere: "Memorie del mio delitto efferato" recita il sottotitolo dell'opera.
Come nasce Roma Cinacittà?
«Ho descritto il luogo in cui sono nato: l'ispirazione è venuta nell'hotel Excelsior, improvvisamente ho guardato fuori e ho visto una città fantasma, delle strade molto lontane da come erano un tempo. Ho cercato allora di raccontare la Roma di oggi, quella multietnica e percorsa da un infinità di paure, dalla sicurezza alle problematiche dell'ambiente fino all'economia. Ho messo a fuoco il cambiamento culturale portato dalle migrazioni, in particolare da quella cinese. Nella capitale domina una sorta di tabù a riconoscere l'esistenza di una vera e propria "China town"».
Eppure l'attualità viene raccontata in un contesto decisamente originale e non compiutamente reale.
«Sì, ho descritto la novità del tessuto urbano ambientandolo in una Roma parallela a quella di oggi. Ho immaginato una "nuova Babele" in cui i cambiamenti climatici determinano degli stravolgimenti: si vive di notte, i romani rimasti sono pochi e la città è ormai preda di quelli che nel libro definisco proprio i "nuovi barbari". Ho cercato di rendere reali le paure già presenti: ho prospettato uno scenario possibile e realistico. Sorge una domanda: come può essere il mondo che noi già paventiamo?».
E il libro dunque cerca di fornire una risposta.
«Questo è un volume sull'Occidente: Roma ha un ruolo simbolico molto forte, rappresenta il primo baluardo occidentale ad essere caduto. E non sono pochi gli storici che vedono somiglianze fra la realtà di oggi e gli ultimi anni di quell'impero».

Betty Paraboschi

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