Lunedì 8 Novembre 2004 - Libertà
La Fondazione: cinque priorità per il presidente
L'intervento
Al dibattito in corso sul tema dell'elezione del nuovo Presidente della Fondazione occorre aggiungere alcuni spunti programmatici. Cosa sarà chiamata a fare nei prossimi anni la persona che siederà sullo scranno più alto di via S. Eufemia.
Cinque cose prima di tutto.
1. Difendere il patrimonio dell'Ente. Si tratta di un patrimonio delle comunità di Piacenza e Vigevano, accumulato dai risparmiatori che in passato si sono fidati dell'Istituto bancario dal quale è sorta la Fondazione. E' il primo e più importante dovere del nuovo Presidente, è la responsabilità più forte che va avvertita per dare un futuro alle iniziative dell'ente e alle speranze di benessere che la Fondazione stessa può sostenere. La partenza non è facile perché in questi anni si è creata una consistente differenza tra valore reale e contabile del patrimonio. Si consideri che dal 1999 al 2004 la somma si è assottigliata di ben 24 milioni.Oggi se il patrimonio avesse seguito il ritmo dell'inflazione dovremmo avere quasi 420 milioni di Euro e invece ne possediamo meno di 396.
2. Una Fondazione che fa squadra.
E' fondamentale che l'ente partecipi direttamente, discuta, progetti e condivida le iniziative più importanti che riguardano la crescita del territorio.
La Fondazione deve sedersi ai tavoli, sapervi portare analisi e idee. Deve proporre priorità, saper investire - non solo finanziariamente - in ciò che serve a Piacenza e Vigevano.
Nel Consiglio Generale dell'Ente di via S. Eufemia siedono illustri esponenti del mondo economico, sociale, culturale e politico piacentino. Queste persone vanno valorizzate e messe in grado, nel nome della Fondazione, di contribuire con apporto di tempo, suggestioni e idee. Da esse deve emergere ciò che oggi è ancora debole: una strategia di breve, medio e lungo periodo da costruire insieme alla città e alle sue istituzioni, che dia un senso cristallino e comprensibile alle scelte di investimento e alle erogazioni a sostegno di iniziative culturali, sociali, scientifiche.
3. Far funzionare al meglio gli Organi statutari e la governance. Nella tornata 2000-2004, primo ciclo di vita della Fondazione dopo la riforma Ciampi-Amato, è stato sperimentato il funzionamento del nuovo impianto che ora richiede una robusta spinta in avanti, con particolare riguardo alla responsabilizzazione dei diversi Organi statutari. Nei prossimi anni il Consiglio Generale dovrà effettivamente dettare e verificare linee di indirizzo e obiettivi concreti. Il Consiglio di Amministrazione dovrà accentuare i propri compiti esecutivi e il Presidente (lo è di entrambi gli organi) dovrà garantire - come ci ha ricordato su queste pagine Ettore Gotti Tedeschi - massima trasparenza e adatti criteri di governance.
4. Una Fondazione più attenta al sociale. E' una scelta opinabile ma sono convinto che occorra connotare maggiormente la nostra Fondazione in senso sociale. Il che non vuol dire solo servizi sociali, ma una visione del futuro delle nostre comunità orientata a privilegiare gli interventi per il benessere e lo sviluppo delle potenzialità delle persone e delle famiglie. Può significare, per esempio, migliorare ancora il sistema universitario e l'offerta formativa ed educativa per i giovani o anche sostenere iniziative culturali partecipate e non di élite. Egualmente prioritario è il dare risposte ad alcune difficoltà: penso all'hospice per malati terminali, ai servizi all' infanzia e all'assistenza agli anziani. Tutti campi che non possono non vedere la Fondazione attiva nel prossimo quadriennio.
5.Progetti significativi e premi al merito. Cosa fare di più per rappresentare il tratto, lo stile della Fondazione, la sua personalità? A Piacenza e Vigevano abbiamo bisogno di qualità. Che vuol dire realizzazioni in grado di soddisfare le domande esigenti poste dai cittadini e dalle imprese. I progetti promossi dalla Fondazione - dall'istruzione alla ricerca scientifica e tecnologica, dai beni culturali ai servizi sociali - non possono che essere caratterizzati da metodi di gestione e selezione all'insegna della trasparenza che premino il merito: bandi, concorsi di idee, selezioni. Un esempio per tutti: cosa fare del Convento di S. Chiara, acquistato di recente. Perché non provare a chiederlo alla città? Potrebbe essere il primo passo verso uno stile di vita nuovo: la costruzione di un rapporto di vicinanza con il territorio.
Stefano Borotti