Mercoledì 12 Novembre 2008 - Libertà
«Piacenza è peggiorata la logistica è un bluff»
Magnaschi, Marazzi e Parenti bocciano il modello di sviluppo
Il giornalista aggiunge: dobbiamo ispirarci alla Lombardia
C'è poco da stare allegri. Se il rapporto tra presente e futuro è quello che è emerso ieri sera dalle affermazioni di Giuseppe Parenti, presidente della Camera di Commercio, Giacomo Marazzi, presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano e del giornalista e opinionista Pierluigi Magnaschi, Piacenza si colora a tinte fosche.
Stando a quanto è stato detto ieri sera nell'ambito della serata organizzata dal Rotare Club Piacenza Farnese dal titolo "Piacenza oggi e domani", viene voglia di andarsene, di cambiare aria, perché i numerosi "j'accuse" a un immobilismo cronico, alla scarsa attenzione al nuovo dei nostri amministratori, al bluff della logistica e alla carenza di infrastrutture, giunge da esponenti di primo piano, da persone che hanno un peso specifico assai elevato nel contesto provinciale. Ergo, ne consegue che "la crisi che ci attende (perché il domani è già crisi, almeno stando ai relatori) potrebbe addirittura essere un toccasana per salvare il salvabile", per rimediare a un futuro che non ha futuro.
Parole dure, una lama che arriva dritta al cuore dei problemi: "Questa città è peggiorata - ha affermato Giacomo Marazzi - prendiamo il polo logistico: sei milioni e mezzo di metri quadrati di capannoni costruiti senza strategia alcuna, frutto della speculazione più che della lungimiranza. Solo uno sprovveduto avrebbe potuto pensare che Ikea s'insediasse a Piacenza per farne un polo commerciale e avanzato. In questi anni si è cementificato, inquinato l'ambiente. Perché a Piacenza non si vive bene. Lo dico da uomo libero, contesto le istituzioni, certe loro scelte. Da parte mia, come presidente della Fondazione, sostengo che il patrimonio culturale piacentino appartiene, per il 60 per cento alla Curia, e allora, visto che da parte dell'istituzione religiosa c'è sensibilità verso il bene culturale, trovo giusto assegnare contributi e fondi alla Chiesa che gestisce un grande patrimonio artistico con metodo e con sensibilità. Paradossalmente, nel Piacentino esistono oltre 400 associazioni che - più o meno - organizzano concerti e iniziative di carattere sociale che spesso si sovrappongono. Anziché contribuire alla crescita di progetti si rischia di disperdere energie. Bene sarebbe tutelare e migliorare le istituzioni culturali che già esistono, quali la Galleria Ricci Oddi".
Anche Parenti ha picchiato duro, quasi uno sfogo il suo: "Abbiamo un buon reddito pro capite perché gli ottomila pendolari che gravitano su Milano, sono contribuenti di Piacenza, ma il nostro Pil è il penultimo della regione. Esportiamo di più (15%) e importiamo di meno (5%). Piacenza non riesce a farsi valere, stenta a valorizzare se stessa. In un secolo la centrale energetica è stata realizzata tre volte all'interno della città, una città in cui si è amministrato con miopia, dove mancano parcheggi e infrastrutture; mi chiedo: Expo 2015 è davvero un'opportunità, oppure sarà una bolla di sapone come è stata l'Authority alimentare? Dobbiamo prendere esempio dai bresciani: andate in Franciacorta e capirete cosa significa fare sistema e fare squadra, in breve, fare impresa. Perché a Piacenza spesso si esegue ciò che la Regione ordina. Ma questo non può bastare. Da mi batto per la realizzazione della pedemontana. A parole tutti mi dicono che ho ragione, ma nei fatti?".
"Apprezzo questi interventi - ha aggiunto Pierluigi Magnaschi - che sono parole in libertà da due imprenditori. Il nodo-Piacenza parte da lontano, quando il Partito Comunista ingabbiò la città in Emilia Romagna, per un modello che oggi ci appartiene ben poco. Ma la nostra è una realtà che gravita su Milano. Molti dei problemi che sono stati tirati fuori da Parenti e Marazzi, erano gli stessi di quarant'anni fa: carenza di infrastrutture, aree militari inutilizzate, necessità di infrastrutture. Il modello è la Lombardia, la seconda regione, in fatto di incremento economico, in Europa". E infine: "Solo la presenza di imprenditori può favorire la crescita, ma perché ciò avvenga occorre che chi fa impresa sia incentivato a insediarsi a Piacenza che, in quanto a localizzazione, non è seconda a nessuno".
Mauro Molinaroli