Mercoledì 19 Novembre 2008 - Libertà
Bussi svela i segreti di "Macbeth"
coi bravi Orlova, Popov e Salvini
Toccante conferenza-concerto accompagnata dal pianista Pavesi
Pacenza - Con Macbeth, andato in scena nel marzo del 1847 al Teatro Della Pergola di Firenze, Verdi inaugura quella che si è soliti definire la sua Trilogia scespiriana, composta da Macbeth, Otello e Falstaff (quest'ultimo ispirato a Le allegre comari di Windsor); in realtà, il compositore di Busseto già da tempo accarezzava l'idea, come si apprende in alcune lettere indirizzate ad amici e conoscenti, di realizzare un'ulteriore rosa di opere tratte dai drammi del Bardo, e cioé l'Amleto, La Tempesta e più di tutti il Re Lear (personaggio a lui congeniale, se si pensa alla comprovata inclinazione di Verdi verso le grandi figure di padri), progetti purtroppo mai concretizzatisi.
E diciamo purtroppo pensando alle vette toccate dal maestro in questa trilogia, fieramente rispettosa delle corrusche atmosfere scespirane ed in cui si delinea una perfetta corrispondenza fra parola (il libretto è di Francesco Maria Piave), canto e psicologia dei personaggi, tutti aspetti evidenziati ed analizzati dal maestro Francesco Bussi nel corso della conferenza-concerto tenutasi lunedì sera in Fondazione, secondo appuntamento del ciclo di incontri dedicati a "William Shakespeare e il melodramma romantico" organizzato dalla Tampa Lirica in collaborazione con il conservatorio "Nicolini" e con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano e della Regione. Coadiuvato nel suo approfondito intervento dalle performance dei cantanti Olga Orlova, soprano, Ilia Popov, basso e Valentino Salvini, baritono, luminosi interpreti di alcune arie verdiane tratte dal Macbeth, il noto musicologo piacentino, dopo aver brevemente commentato l'intera trilogia scespiriana, ha incentrato il discorso proprio sul primo titolo di quest'ultima, quel Macbeth, che, come lui stesso ha ricordato, «appartiene agli anni di galera, e, spiace dirlo, non è ben visto nei teatri poiché ha fama di "menagramo"».
Di Macbeth esistono due versioni, a dimostrazione della cura profusa dal Cigno di Busseto nel trattare la materia scespiriana: una fiorentina, come si è già detto, e un rifacimento approntato nel 1865 per il Théâtre Lyrique Impériale di Parigi, più scenografico (sono presenti anche alcuni balletti), ma, sempre a detta di Bussi, meno spontaneo e genuino rispetto alla prima versione. Con Macbeth, è tuttavia interessante sottolineare, Verdi inaugura un diverso modo di cantare, represso, soffocato, in sordina, più adatto, quindi, a descrivere quel clima di intrighi e insane passioni che fa da sfondo alla vicenda; anche il registro, il tono dell'opera, all'occasione, si fa più dimesso, toccando addirittura punte di trivialità, come nel coro delle streghe, in cui l'orchestra sembra evocare i ghigni satanici di queste creature malvagie.
Di grande spessore anche il ritratto psicologico della terribile coppia Macbeth-Lady Macbeth: lui, pavido, meschino e totalmente assoggettato al volere di lei, che, invece, autentica protagonista della storia, manipola abilmente il marito per ottenere il bramato potere politico (spingendolo a macchiarsi di orrendi delitti) fino al castigo finale, giunto sottoforma di pazzia e ben evidenziato nell'aria del sonnambulismo, con una Lady ridotta ormai a larva di se stessa. Particolarmente azzeccata la scelta dei cantanti (un plauso in tal senso a Carla Fontanelli, presidentessa di Tampa Lirica) che, accompagnati al pianoforte dal maestro Nelio Pavesi, hanno dato voce alle vivide e tormentate personalità macbethiane: la Orlova, soprano drammatico dalla grande forza espressiva, ha tratteggiato una Lady Macbeth di grande intensità, cupa la punto giusto, eseguendo due delle tre più celebri arie della Lady: la cavatina Vieni t'affretta seguita dalla cabaletta Or tutte sorgete o furie infernali dal primo atto e La luce langue dal secondo.
Valentino Salvini, baritono dalla voce calda e possente, dotata di un'innata facilità d'emissione e di una notevole estensione, ha invece dato vita ad un altrettanto incisivo Macbeth, dapprima intonando Pietà, rispetto e onore e quindi duettando con l'Orlova sulle note di Fatal mia donna; Popov, basso dalla vocalità tenebrosa e dal fraseggio arioso ha invece impersonato il generale Banco, vittima innocente delle trame ordite dai due coniugi, con la celebre aria Come dal ciel precipita.
Alessandra Gregori