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Mercoledì 19 Novembre 2008 - Libertà

Le "complessità risolte" dello scrittore Lodoli

Aperta con successo in Fondazione la rassegna su autori contemporanei

Picenza - Ottima riuscita per l'esordio della rassegna "Scrittori italiani contemporanei", ciclo di quattro incontri ben strutturati e ponderati, con nomi di alta qualità nel panorama contemporaneo artistico-letterario italiano, organizzati dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano: si tratta di incontri con l'autore, le opere e la scena letteraria ad essi sottesa. L'auditorium della Fondazione ha ospitato lunedì pomeriggio per la sua apertura Marco Lodoli e ora attende di accogliere Tommaso Pincio il 29 novembre, ancora alle 18.
Lodoli, che ha esordito 22 anni fa in quella temperie che prese efficacemente nome di postmoderno, ha spaziato con interesse e curiosità su tematiche con taglio autobiografico fino a un'analisi di alcuni suoi scritti, creando con i suoi interlocutori un clima di complicità e provocazione intellettuale. Due lauree, una ventina di libri pubblicati, soprattutto da Einaudi: tra questi, lo scrittore romano si è soffermato con particolare attenzione sull'ultima sua perla, Sorella, il ritratto della vocazione (o non vocazione) di una suora che emerge lentamente accostandosi alla galleria di disegni che il Lodoli ha saputo tracciare negli anni. Ogni libro è infatti messa a fuoco di una tensione interiore, esperienza esistenziale di uno scrittore che insegna in una borgata romana e si pone come il pastore errante di Leopardi. «Nel libro ricerco il come si possa riuscire a superare la ripugnanza per il mondo, quella vita che si diversifica in mille forme eppure cerca sempre di affermare se stessa. Oggi quello che conta è la necessità di esserci, ad ogni costo. La mia protagonista sceglie la purezza, come gli artisti, forse anche come l'ultimo degli eroinomani, vuole lasciare che la vita la vivano gli altri. Si scontra con il mondo dei bambini dove il fastidio per la vita raggiunge l'ennesima potenza; eppure uno di quei bambini riuscirà a colmarsi dell'amore per la vita. Ci sono infatti parole che incontriamo e vibrano dentro di noi: ecco quel bambino ne pronuncia tre…».
Dal mondo dei bambini, Lodoli ha affrontato la questione di una didattica giudicata troppo strutturalista, la capacità di creare realtà mettendo in moto energia, la crisi che contrasta con il voler alimentare l'illusione di una felicità dietro l'angolo, la rassegnazione lucida a un destino di anonimato da parte della generazione della «vita bassa», l'impatto devastante che ha avuto un modello eccessivamente consumista sui più deboli per cui studenti privi di mezzi per studiare hanno a disposizione 4 cellulari.
«Voglio creare tanti fili di un tappeto persiano in grado di creare lentamente un'immagine: alla fine il tappeto volerà pure. La semplicità è una complessità risolta, diceva uno scultore rumeno» ha concluso Lodoli.

Elisa Malacalza

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