Mercoledì 10 Dicembre 2008 - Libertà
Le verità nascoste di archetipo moderno
Fondazione si è concluso il ciclo su Amleto
Forlani e Moiso per Identità Europea
Piacenza - Nella nostra società la cultura ha ancora uno spazio, anzi deve averlo per oltrepassare la limitante dialettica umanità-scienza, fondare una nuova coscienza etica e morale, raggiungere una diversa consapevolezza del nostro vivere. E gli organizzatori della rassegna "Gli archetipi della modernità" - Maria Giovanna Forlani e l'associazione culturale Identità europea area Emilia rappresentata da Daniela Braceschi - tentano di dimostrare come certi grandi personaggi teatrali e letterari (Don Giovanni, il dottor Faust, Don Chisciotte…) abbiano nella loro sovrumana grandezza condizionato standard comportamentali e valori culturali.
In "Amleto tra vendetta e perdono", ultima conferenza dedicata al mitico personaggio di Shakespeare tenuta all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Forlani, dirigente scolastico, saggista e storica della musica e Michele Moiso, psicanalista, sociologo e critico letterario hanno tenuto interessanti relazioni con intermezzi musicali tratti da Mozart. Dopo l'introduzione della moderatrice Braceschi che ha ricordato «come siano problematiche molto forti, non sia solo operazione culturale ma anche esistenziale perché Amleto era eroe del dubbio», Forlani in "Amleto e il mistero di una verità nascosta" ha delineato la complessa personalità di colui che suggestionò anche «Ludwig di Baviera che lo declamava ai suoi scudieri». Secondo Benjamin fu una «tragedia della morte. L'autore propone una rappresentazione allusiva, non persegue un lieto fine, un obiettivo d'amore, neanche una dark comedy, dramma solo dialettico». Poi «ritmo incalzante, intreccio continuo e pure inclusione di termini volgari». Secondo Calderon de la Barca «è la tragedia più brutta perché Amleto perde l'amore di Ofelia». Storicamente «attraversa il passaggio tra '500 e '600 con fortissima vivacità». Per Freud invece «è emblema del complesso di Edipo. I Romantici soffrivano leggendolo». Emerge allora in Amleto la verità nascosta, cioè «una dimensione catartica di riconciliazione con Dio e con l'assoluto, un elevarsi sopra la misera realtà. Infatti per Ludwig era un angelo come testimoniano le strazianti parole del fedele Orazio».
Quindi Moiso in "Amleto. L'archetipo che non fu: il perdono" ha a sua volta riletto la vicenda di Amleto come una parabola cristiana: «Era un contesto non solo morale ma anche cristiano, in lui c'era tensione religiosa e titubanza. Eroe tragico, non vi entra da protagonista, è incapace di opporsi al peccato. Molti di noi non hanno capito quanto Dio ci ama ma dopo il peccato originale l'amore è barattato e svenduto. Amleto dimostra questa ubriacatura». Nella vita di Amleto secondo Moiso non c'è la speranza cristiana «piuttosto c'è l'inganno, tutto nasce da amore, morte, ricatto e paura. Dopo il peccato ecco la vendetta che non fu il perdono, la vendetta del figlio, il non perdono». E' un archetipo anticonvenzionale, forse in negativo ma ci sta tutto nella drammaturgia moderna.
Fabio Bianchi