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Venerdì 5 Dicembre 2008 - Libertà

Parkinson, speranze dalla ricerca piacentina

Nel sangue "marcatori" per una diagnosi precoce
Il progetto sostenuto dalla Fondazione con 380mila euro

Una ricerca medica piacentina con ricadute locali, che si avvale di collaborazioni prestigiose con l'Università di Pavia e l'Università di Vandebit (Stati Uniti) con un obbiettivo ambizioso: arrivare a diagnosticare precocemente il morbo di Parkinson da "semplici" esame del sangue e delle urine.
E' stata presentata ieri grazie al finanziamento triennale di 380mila euro della Fondazione di Piacenza e Vigevano, e pone il traguardo di diagnosticare il morbo in fase pre-clinica grazie a dei marcatori biologici. Che verrebbero "scovati" dal laboratorio di analisi e dalla medicina nucleare del presidio ospedaliero cittadino su alcuni pazienti scelti nel reparto di neurologia.
«È una ricerca applicativa che, se darà buoni risultati - ha anticipato ieri Giacomo Marazzi, presidente della Fondazione - continueremo a sostenere. La Fondazione crede che al di là della ricerca industriale e tecnologica, sia interessante avere una ricerca sul campo qui, a Piacenza, negli applicativi sociosanitari». Il Parkinson oggi ha un'incidenza in crescita tra i piacentini: un migliaio circa quelli che attualmente ne soffrono e 350 solo in città, con un trend di circa 27 nuovi casi all'anno tra città e provincia. «Una malattia con un altissimo impatto sociale - ha spiegato Donata Guidetti, direttrice di Neurologia a Piacenza - che si manifesta quando il 70-80% dei neuroni sono stati danneggiati».
Il direttore generale dell'Azienda Usl di Piacenza, Andrea Bianchi, dopo aver ringraziato Marazzi e la Fondazione, ha sottolineato come la ricerca sui marcatori biologici porterà ad allungare il tempo tra la «certezza della diagnosi e la comparsa dei sintomi». E una diagnosi precoce equivale ad una cura tempestiva con significativi miglioramenti della qualità di vita, dei malati e dei familiari. L'individuazione di nuovi e innovativi marcatori biologici, fornirebbe uno strumento per la diagnosi non invasiva ed economica del Parkinson, rendendo possibile anche l'ipotesi di screening di massa. Con il finanziamento della Fondazione l'ospedale sarà dotato di attrezzature che ne faranno Centro di riferimento per la patologia, scongiurando gli spostamenti dei malati. Una ricerca portata dalla tenacia del ricercatore piacentino, Giuseppe Zanoni, dell'Unità operativa di Sintesi organiche avanzate all'Università di Pavia: «Oggi l'unica diagnosi precoce è particolarmente invasiva. Ma crediamo che in futuro da semplici esami del sangue o delle urine si potrà avere un campanello d'allarme sulla degenerazione dei neuroni alla base del Parkinson».

Mattia Motta

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