Lunedì 1 Dicembre 2008 - Libertà
La città della "Dolce Vita" popolata dai nuovi barbari
Piacenza - Una città inquietante, in cui il passato scorre come un fantasma silenzioso lasciando tracce del suo passaggio; la Dolce Vita ora è popolata di occhi a mandorla e ha il sapore amaro ed inebriante dell'oriente. E' questa la Roma ritratta da Tommaso Pincio nella sua ultima opera letteraria, Cinacittà edita da Einaudi e presentata da Eugenio Gazzola nell'auditorium di via Sant'Eufemia nell'ambito della rassegna che la Fondazione di Piacenza e Vigevano dedica agli Scrittori italiani contemporanei e che è stata inaugurata dal narratore Marco Lodoli.
La storia sembra tornare in una città invasa da quelli che lo stesso autore non esita a definire "nuovi barbari": in una realtà immaginata e che comunque porta in sé il germe del presente, si muovono i personaggi, costretti a vivere ormai nelle tenebre a causa di uno straordinario stravolgimento climatico. Così è anche il protagonista, uno degli ultimi romani rimasti nella capitale orientalizzata e coinvolto improvvisamente in un fatto di sangue: non a caso il sottotitolo del romanzo recita "Memorie del mio efferato delitto".
«Anche il personaggio principale è caduto, come la città stessa - ha spiegato Pincio durante la presentazione -: dapprima è un artista che lavora dignitosamente e che all'improvviso viene travolto dalla crisi di Roma. Inizia così il suo sprofondare in una situazione che è lui stesso a raccontare al lettore». Ecco allora un volume in cui si dipana una vera confessione, una raccolta di memorie indirizzate a chi legge e scritte in prima persona.
Personaggio autobiografico? «In parte sì -spiega l'autore, che alle spalle ha una serie di romanzi tutti scritti nel ruolo del narratore onnisciente -, mi sono accorto che questo lavoro aveva bisogno di una voce interna per rappresentare il mito della caduta e le paure conseguenti che si portano dietro una serie di punti oscuri». Nasce così dunque un protagonista «da percepire come un personaggio reale, un uomo concreto: per questo gli ho attribuito alcune mie caratteristiche ed esperienze di vita». Al centro della storia è il rapporto fra innocenza e colpevolezza, quello ambiguo verso il sistema giudiziario e nei confronti di una realtà soggetta a continue evoluzioni eppure ben riconoscibile nei suoi tratti fondamentali: tra le pagine Roma e l'intero occidente sono raffigurate come in uno specchio, che riflette al contrario e rivela.
Alle spalle dell'autore c'è George Orwell e il suo capolavoro 1984: è lui stesso a rivelarlo, prima ancora di scrutare fra le righe del romanzo. «Ciò che viene raccontato è in parte l'evoluzione di quello che viviamo ora - va avanti Pincio - il mondo di oggi guarda verso l'Asia, è impossibile negarlo». Lui non lo fa: Cinacittà offre uno squarcio sulla realtà di una capitale destinata ancora a cadere per mano dei "barbari del nuovo millennio", come li definisce il protagonista del romanzo. E allora ecco le paure, quelle legate all'ambiente e all'ecologia fino alle più temibili ed attuali che portano verso la direzione della crisi economica.
b.par.