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Lunedì 10 Novembre 2008 - Libertà

Foster, Pace e Costea: un Ravel da ricordare

Al Municipale molti applausi alla "Toscanini"

L'ultima volta che gli spettatori piacentini hanno ascoltato il Bolero di Ravel, in concerto al Municipale, è stato nel febbraio 2006 quando il grande direttore d'orchestra Georges Prêtre salì sul podio per dirigere la Filarmonica Toscanini. Fu una performance applauditissima, seppur con un Bolero volutamente insolito: «Il Bolero viene proposto di frequente, io lo dirigo a modo mio - spiegò allora Prêtre -: inserisco due carezze per ottenere una maggiore sensualità».
Nemmeno l'altra sera, quando la Filarmonica Toscanini è stata diretta dal bravo Lawrence Foster, nel Bolero di Ravel è mancata la sensualità. Uno degli aspetti che è più emerso, suscitando nel pubblico un vivace apprezzamento, era proprio la forza del coinvolgimento emotivo, un trasporto quasi fisico che le Variazioni raveliane, con i "crescendo" delle dinamiche e l'aggiunta graduale degli strumenti, hanno saputo via via suscitare negli animi.
Una spirale ritmica, rigorosa e accattivante, unita a sonorità spagnoleggianti, hanno rappresentato il cuore della performance. In programma c'erano infatti anche le altrettanto applaudite Rhapsodie Espagnole e Alborada del gracioso, oltre alla celeberrima, anche se meno accattivante, Pavane pour une infante défunte.
I momenti più alti del secondo appuntamento della stagione concertistica curata dalla Fondazione Toscanini, sono però state le interpretazioni della violinista Mihaela Costea, "spalla" dell'orchestra, e del bravissimo pianista Enrico Pace.
Costea ha aperto virtuosisticamente il concerto, regalando un'intensa interpretazione di Tzigane per violino e orchestra, una pagina che ben testimonia il Ravel sperimentale e ultramoderno per la sua epoca. La violinista, in attesa di un bimbo ma in forma e piena di energia, ha da subito strappato le ovazioni del numeroso pubblico. Il gesto del direttore d'orchestra Foster è parso galante e sottile e talora s'insinuava con audacia, s'allargava con trasporto e leggerezza laddove occorreva un maggior respiro.
L'apice dell'intera performance è stato senza dubbio il Concerto in Sol maggiore per pianoforte e orchestra interpretato da Enrico Pace, un pianista che in Europa è considerato uno dei migliori in assoluto e che l'altra sera è tornato, dopo lungo tempo, ad esibirsi a Piacenza richiamando tra il pubblico del Municipale molti pianisti e studenti del Conservatorio.
Pace ha saputo far emergere vocalità pianistiche cristalline e di grande effetto. Nel "primo tempo" del Concerto, in cui le armonizzazioni di Ravel sono parse affini a quelle di Gershwin, che infatti considerò il maestro come suo mentore, le timbriche dei fiati dell'orchestra erano spinte al massimo. Non sono tuttavia mancati la grazia e il rigore. Nella pagina raveliana diretta da Foster si è insinuato anche un suggestivo "solo" per arpa, un girotondo di glissati e armonici di grande effetto.
La purezza melodica del secondo tempo ha allacciato incantevoli scalette pianistiche con fraseggi malinconici e dolci tematiche, riprese in particolare dagli strumenti a fiato.
Dai sussurri alle grida: il "terzo tempo" del Concerto, Au mouvement, è partito gioioso e allegro, sgorgando lungo un tripudio di percussioni. Tutte le sonorità orchestrali sono risultate bilanciate, Foster ha optato per un equilibrio generale, senza ostentazioni, e la "Toscanini" ha dato una delle sue prove migliori in tal senso. Pace è stato più volte e meritatamente richiamato in scena salutato entusiasticamente dal pubblico.

ELEONORA BAGAROTTI

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