Domenica 9 Novembre 2008 - Libertà
L'identikit degli abitanti di Veleia
A 260 anni dalla riscoperta del sito archeologico restano aperti molti interrogativi
Presentato in Fondazione l'interessante libro di Nicola Criniti
piacenza - A 260 anni dalla riscoperta di Veleia, tanti interrogativi sul sito archeologico piacentino restano ancora aperti. «Perché su questa meraviglia di municipium romano è caduto un silenzio così abnorme dal IV secolo fino al 1747? Non abbiamo trovato tombe di privati; dove venivano sepolti dunque i veleiati? Schiavi e liberti costituivano il motore dell'economia, eppure erano pochissimi a Veleia, dove inoltre si contano forse solo due legionari, quando l'Italia settentrionale era un forte bacino di reclutamento». Questi e altri nodi problematici sono stati sollevati da Nicola Criniti alla presentazione del libro Veleiates. Uomini, luoghi e memorie, Mup editore, ospitata all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Insieme al docente di storia romana dell'ateneo di Parma, sono intervenuti l'assessore provinciale alla cultura, Mario Magnelli, e Tiziana Albasi, membro del Gruppo di ricerca veleiate (http://veleia.unipr.it), diretto dallo stesso Criniti.
Al volume, che compone una sorta di trilogia insieme ai precedenti Ager Veleias e Res Publica Veleiatum, hanno collaborato Luca Lanza e Caterina Scopelliti. L'opera, «risultato di un lavoro più che decennale», cerca di restituire la fisionomia del territorio e dei suoi abitanti, attraverso un'indagine anagrafica e toponomastica, ricostruita analizzando epigrafi, bolli laterizi e la Tabula alimentaria. «Abbiamo raccolto oltre un migliaio di nomi, cercando di raccontare chi fossero questi personaggi». Tra i più noti, Lucio Calpurnio Pisone pontifex, figlio del console Lucio Calpurnio Pisone Cesonino contro il quale si scagliò Cicerone accusandolo - ha ricordato Criniti - di essere "semiplacentinus": «In età romana, "piacentino" era quasi sinonimo di "barbaro"». I profili dei veleiati hanno aiutato nel progetto di delineare la quotidianità del centro appenninico, con risultati che verranno presto - ha annunciato Criniti - messi a disposizione sul sito, insieme alla ricostruzione archeologica di Veleia, per consentire una visita virtuale a una località ignota anche, ha denunciato il docente, a troppi piacentini: «Nella mia ultraquarantennale esperienza universitaria, mi è capitato spesso di constatare che studenti di Piacenza non erano mai stati a Veleia. Un fatto di gravità inaudita, per cui propongo - ha detto rivolgendosi a Magnelli - che venga resa obbligatoria per le classi questa meta».
Dal canto suo, l'assessore ha definito Veleia «uno degli attrattori principali della nostra provincia. Come amministrazione stiamo lavorando a un progetto di valorizzazione ambizioso, sui cui dettagli, risorse permettendo, speriamo di poter essere più precisi nelle prossime settimane». Sul fronte degli studi, Criniti è attualmente impegnato nell'edizione del Corpus delle epigrafi di Veleia («compito non facile, in quanto al museo archeologico di Parma sono quasi tutte conservate in cantina»), mentre Albasi si sta occupando dell'evoluzione dei contributi su Veleia nell'arco del '900, quando a Piacenza tra il 1954 e il 1969 si tennero tre convegni con specialisti di fama, e della figura di Bernardo Pallastrelli, che tanto ha dato nel campo della storia locale, ma «sul quale non esiste ancora una monografia».
an. ans.