Venerdì 17 Ottobre 2008 - Libertà
L'eredità dell'Illuminismo
Viaggio nei più noti caposaldi del XVIII secolo
Piacenza - E' un sorriso luminoso e nel contempo beffardo quello che il secolo dei Lumi lancia ai posteri e soprattutto agli studenti di alcune scuole piacentine presenti al primo incontro di Lezioni Letture, l'iniziativa organizzata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano in collaborazione con i licei "Gioia", "Respighi" e "Colombini" e con un programma curato da Daniele Bonelli, Attilio Finetti e Franco Toscani.
L'eredità dell'Illuminismo si intitola il ciclo tematico che ha segnato il suo esordio ieri mattina proprio nell'auditorium della Fondazione di via Sant'Eufemia in compagnia di Sergio Moravia, docente di Storia della filosofia all'università di Firenze, e dello stesso Bonelli, professore al "Respighi": in scena il "sorriso della ragione", una razionalità intesa come potenza chiarificatrice non priva tuttavia di una dialettica interna e di una ridda di ambiguità.
L'incontro, presentato da Finetti, si apre con un viaggio, quello ideale guidato da Bonelli e condotto attraverso i più noti caposaldi del XVIII secolo: dallo Spirito delle leggi di Montesquieu pubblicato nel 1748 all'avventura dell'Enciclopedie di Diderot e D'Alembert iniziata nel 1751; dal 1778, anno di morte di Voltaire e Rousseau a quell'Ottantanove della rivoluzione. Si dipana così un'epoca ricca ed affascinante, che ha saputo celare sotto una comune e talvolta banale lode alla razionalità una complessità ben più ampia ed articolata: «Grazie alla sua varietà di sfide e provocazioni culturali, l'Illuminismo suscita ancora oggi dubbi e dibattiti», spiega Bonelli.
La nostra società si fonda su una modernità che coincide col pensiero razionalista dei Lumi? «Non sempre - risponde il docente del Respighi -, c'è anche chi sostiene infatti un filone di pensiero moderno ed anti-illuminista». Oppure c'è chi vede nell'Illuminismo «il momento in cui per la prima volta nella storia gli uomini decidono di prendere in mano il loro destino - va avanti Bonelli -, come Todorov». Non è d'accordo Moravia che lo definisce «un ritratto di maniera: è un movimento ben più proteiforme e ambiguo - spiega il docente -, come rivela anche lo stesso termine fracese, "L'age des Lumieres", l'età dei Lumi». Ecco allora un illuminismo che porta in sé una dialettica agguerrita e che «oltre al feroce cammino della ragione che emancipa l'uomo, presenta anche un'ombra di verità che è il pessimismo», continua Moravia. «Cosa siamo noi? Ombre. E che cosa ci guida? Il caso»: a dirlo è Diderot e a ripeterlo è Moravia, nel dare voce finalmente a un movimento «che non ha un'unica tavola di valori».
Betty Paraboschi