Mercoledì 22 Ottobre 2008 - Libertà
Lo Stato Landi tra Valtaro e Valceno: ascesa e declino
Domani all'auditorium della Fondazione la presentazione del libro di Riccardo De Rosa
Nel 1679 la morte di Maria Polissena Landi a Bardi segnava definitivamente la fine del piccolo Stato esteso tra le valli del Taro e del Ceno, venduto di lì a poco, nel 1682, dall'erede della principessa, il nipote Giovanni Andrea Doria, ai Farnese. I duchi di Parma e Piacenza potevano così entrare in possesso di quei feudi appenninici i cui signori tanto filo da torcere avevano dato alla dinastia farnesiana e, prima ancora, al Comune di Piacenza in lotta con il capo ghibellino Ubertino Landi.
Complesse vicende, sviluppate lungo un arco di oltre quattro secoli, che sono state ricostruite da Riccardo De Rosa nel libro Lo Stato Landi 1257-1682, edito da Tipleco nella collana della Biblioteca storica piacentina, con il patrocinio della Provincia di Parma, che ha sostenuto la pubblicazione insieme alla Fondazione di Piacenza e Vigevano e l'associazione Amici del Bollettino storico piacentino. Il volume, basato su ricerche documentarie condotte in archivi pubblici e privati, verrà presentato domani alle 17.30 all'auditorioum di via Sant'Eufemia, 12 da Carlo Emanuele Manfredi, presidente della sezione di Piacenza della Deputazione di storia patria per le province parmensi, e dal marchese Manfredi Landi di Chiavenna, discendente dell'unico ramo ancora fiorente della famiglia Landi, tra le più antiche consorterie piacentine.
La storia dei possedimenti dei Landi a Bardi, Compiano e Bedonia è strettamente intrecciata con quella cittadina, ma non solo. Nel libro emergono i rapporti con casati liguri, a cominciare da quelli molto tribolati con i Fieschi, travolti dalla loro fallita congiura contro i Doria. I Landi giocarono inoltre un ruolo di primo piano nel difendere i diritti dei Grimaldi verso il minuscolo, ma strategico principato monegasco, oggetto delle mire spagnole specie nel periodo in cui i fratellini Onorato II, Giovanna Maria e Maria Claudia rimasero precocemente orfani, sotto la tutela dello zio materno Federico Landi, dopo che la madre Maria Landi era morta di parto e il padre Ercole Grimaldi era stato ucciso in un complotto di palazzo.
Sono tanti gli influenti personaggi che si incontrano nella pagine di un libro «molto approfondito e vasto», osserva Carlo Emanuele Manfredi, rilevando come fosse sentita l'esigenza di poter disporre di un testo sul passato dello Stato Landi, nato nel 1551-52. Fu Agostino Landi, uno dei promotori dell'assassinio del duca Pierluigi Farnese, a ottenere da Carlo V i diplomi imperiali per la costituzione del principato autonomo in Valtaro e Valceno. Nel secolo precedente era già avvenuta la divisione della famiglia Landi in tre rami, con la spartizione dei beni di Manfredo Landi (consigliere dei Visconti e degli Sforza a Milano, nonché committente a Piacenza del palazzo, ora sede del tribunale) tra i figli Federico, cui spettarono le proprietà di Bardi, Pompeo, insediato a Compiano, e Corrado nel castello di Rivalta.
ANNA ANSELMI