Giovedì 30 Ottobre 2008 - Libertà
Cherubini, tra stile classico e sontuose note
Municipale Applausi al concerto che ha visto il maestro anche nel ruolo di pianista per l'inaugurazione della Concertistica
La nuova Orchestra giovanile diretta da Lonquich: da Beethoven a Schubert
Piacenza - C'era una certa curiosità, l'altra sera tra un pubblico abbastanza numeroso al Teatro Municipale, accorso per l'inaugurazione della Stagione concertistica 2008/2009, curata dalla Fondazione Arturo Toscanini. Si esibiva infatti la nuova Orchestra giovanile "Luigi Cherubini". La direzione era affidata ad Alexander Lonquich, impegnato nel doppio ruolo di direttore e di solista al pianoforte. Un doppio ruolo al quale una parte del pubblico è poco abituata ma che il maestro tedesco è avvezzo ad incarnare nella sua fiorente attività musicale, che lo porta a dividersi tra didattica, ricerca e concertismo.
La performance si è aperta con l'Introduzione e Allegro in Re minore per pianoforte e orchestra op. 134 di Robert Schumann. I ragazzi della nuova orchestra "Cherubini" sono giovanissimi, alcuni erano visibilmente emozionati e molto attenti al gesto di Lonquich, per lo più intento a suonare i tasti, con forte partecipazione corporea. Il risultato scaturito è stato il levarsi di belle sonorità, nelle quali la moderna ritmica della seconda parte è emersa con puntiglio ed espressività.
Senza dubbio il nucleo centrale del concerto era rappresentato da una Sinfonia molto impegnativa, soprattutto per una giovane compagine come la nuova "Cherubini", fresca di prove e di esperienze dal vivo. Da questo punto di vista, la scelta del programma si è rivelata particolarmente coraggiosa, forse una sorta di messaggio indiretto ai ragazzi che intraprenderanno, nei prossimi due anni, un'intensa avventura.
Il romanticismo di Schubert è trascinante ma inconsapevole, più marcato ed esasperato quello di Schumann. Il musicista che Schubert ammirava più di ogni altro era Beethoven, anche se con la maturità il compositore attuò il superamento della forma classica, sfociata nel neo romanticismo. La Tragica fu composta dall'autore nel 1816, quando aveva appena 19 anni, dunque il brano tende ancora all'esempio precedente. I temi principali dialogano tuttavia con stile innovativo e su questo aspetto il maestro Lonquich, dal podio, ha accentuato i gesti per condurre l'orchestra ad una maggior solennità, specialmente lungo certi fraseggi. La sua direzione utilizzava molto le mani, le dita e le braccia: incalzanti le progressioni del Primo Tempo, caratterizzato da un incandescente finale. Il gesto si è allargato nel Secondo Tempo, fino al successivo, grazioso Minuetto ed infine al sontuoso Movimento conclusivo.
La prima parte del concerto ha riscosso calorosi applausi, la seconda si è aperta di nuovo con la direzione informale di Lonquich in piedi accanto allo strumento, quando non seduto a interpretare il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in Do maggiore op. 15 di Ludwig van Beethoven. Dal brioso inizio, con la giocosa cadenza, attraverso il Largo e fino al Rondò/Allegro, la "Cherubini" si è impegnata alla continua ricerca del giusto ritmo, risultando efficace nel far trasparire un certo stile sobrio, mai sopra le righe.
La partitura beethoveniana è stata particolarmente applaudita dagli spettatori, che hanno richiamato più volte in scena gli interpreti. Lonquich ha così offerto un bis, presentato come «esempio armonico precedente ma collegato a quello appena eseguito di Beethoven», proponendo il Terzo Tempo del Concerto per pianoforte e orchestra in Do maggiore n. 25 K503 di Wolfgang Amadeus Mozart. Stessa tonalità, dunque, per il virtuosistico Allegretto, in cui tra l'orchestra e il pianoforte ad emergere è stata soprattutto la dialettica. Differenza, quest'ultima, piuttosto forte rispetto alla "tribolazione" beethoveniana tra le parti.
Anche questa esecuzione è stata calorosamente applaudita, prima di cedere il posto alle sonorità schumanniane, con l'obiettivo di chiudere il cerchio perfetto, in consonanza con l'apertura del concerto.
Eleonora Bagarotti