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Domenica 14 Settembre 2008 - Libertà

Giorgio Milani: immagine e scrittura

Quando la poesia visiva diventa memoria e innovazione

Giorgio Milani è tra i dodici pittori che figureranno (uno per ogni mese) nel calendario 2009 che la Fondazione di Piacenza e Vigevano ha deciso di dedicare all'Unicef come partecipazione alla celebrazione del trentennale di costituzione del locale Comitato Provinciale. Saranno, appunto, "i mesi del cuore". In autunno, poi, i dipinti presentati settimanalmente da Libertà verranno battuti nel corso di un'asta benefica nello spazio "Rotative".
"Quel che amo in fondo, è il rapporto tra l'immagine e la scrittura, un rapporto molto difficile, ma che proprio per questo procura vere gioie creative". Giorgio Milani ha voluto questo breve scritto di Roland Barthes come introduzione al catalogo della mostra "I Poetari o della poesia visiva oggettuale" tenuta a Roma nel 2006.
Una scelta che è chiarificatrice dello stretto legame che da decenni unisce questo artista alla scrittura.
Prima la grafia manuale di un epistolario amoroso di fine Ottocento tra due corrispondenti anonimi: "Ne derivarono come dei reperti fisicamente tangibili e insieme allontanati dal presente della fruizione dal passato della loro nascita e dall'ineluttabile tramonto della situazione e degli attori che quei fogli recuperati dall'oblio continuavano a testimoniare" sottolineava Luciano Caramel in un testo critico dedicato a Milani.
Poi la geniale intuizione di affrontare il tema della scrittura attraverso i caratteri mobili di Gutenberg, trasformati in tessere di quella "poesia visiva oggettuale" che in poco più di un decennio ha portato l'artista piacentino a confrontarsi con le grandi tematiche della nostra era: dalla fede (Jesus) alla conoscenza (Il libro poetario), dall'incomunicabilità (le Torri di Babele) al dialogo interculturale (Oriente-Occidente).
Milani sente in maniera profonda i drammi e le contraddizioni che affliggono l'era della tecnica e della globalizzazione: «Milioni di notizie, informazioni, immagini echeggiano in un blà blà indistinto in cui il sacro si mescola al profano, il bene al male, il bello al brutto, con un'uniformità di tono che svuota di significato i fatti che si susseguono in un continuum indifferenziato» spiega lo stesso artista.
Sia che diventino le tessere di realizzazioni tridimensionali o un'espressione pittorica (come nel caso di "Felice te..."), i caratteri tipografici si contrappongono all'alfabeto immateriale dei messaggi che percorrono la rete o che vengono scambiati tramite gli sms per ridarci una visione temporale non più "disintegrata" da una velocità di comunicazione che tende a dare la vertigine e a scardinare la coscienza dell'uomo contemporaneo ma saldamente radicata nella memoria e, in egual misura, protesa verso nuovi orizzonti.

CARLO FRANCOU

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