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Giovedì 11 Settembre 2008 - Libertà

«Userò i suoni della rotativa»

Delorko ispirato dalla Wifag di Libertà

piacenza - Ratko Delorko è un artista eclettico, capace di spiazzare continuamente i suoi interlocutori inventandosi sempre qualcosa di nuovo: domani sera inaugurerà il segmento autunnale del Valtidone Festival con un progetto intitolato T.S.P.P. - Temporal and spatial piano projections. Un esperimento di concerto itinerante nel tempo e nello spazio con elaborazione e proiezione di timbri e sonorità in funzione dell'ambiente circostante che avrò inizio alle 21 e alla Fondazione di Piacenza e Vigevano, principale sostenitore del progetto-musica della Valtidone.
Il programma di Delorko è curioso, include un viaggio musicale che attraversa quasi tre secoli. Ne parliamo con il grande pianista, un musicista conosciuto e molto apprezzato dagli affezionati spettatori del Valtidone Festival, oltre che da un pubblico internazionale.
Maestro Delorko, ci anticipi qualcosa sul suo progetto musicale e sulla performance di domani sera.
«Ho concepito un concerto diviso in tre parti, su tre diversi strumenti. Dapprima suonerò su un fortepiano da tavolo del 1785 (nella Cripta pelocristiana di Santa Liberata, ndr) il Preludio in Re maggiore di Ladislau Dussek, poi la Sonata in Si bemolle maggiore di Domenica Cimarosa e la Sonata in Si bemolle maggiore di Franz Joseph Haydn. La seconda parte del concerto sarà incentrata sulle musiche di George Gershwin, The three preludes ed estratti da Porgy & Bess, che suonerò su un concerto americano Steinway in Auditorium. Infine, su un pianoforte Schimmel proporrò due mie composizioni: Zeitklang e Midi Sonata per pianoforte e suoni campionati di rotativa Wifag».
A questo punto, la nostra curiosità cresce. La rotativa a colori Wifag di Libertà non solo come fonte di ispirazione bensì come vera e propria base su cui ha costruito l'architettura del brano. Ho capito bene?
«Sì. Ho composto il brano utilizzando i suoni del pianoforte e li ho uniti, grazie all'utilizzo del computer, con i suoni campionati della rotativa».
Come lei sa, ci sono pareri discordanti a proposito dell'utilizzo dell'elettronica nella musica. C'è chi sostiene sia lo sbocco artistico del futuro e chi ragiona da purista ed è quindi contrario.
«C'è sempre chi deve dire la sua. I pareri... anche quando hanno inventato la ruota c'erano quelli favoreli e i contrari. Se lei oggi usa una macchina, sa che può azionare i tergicristallo o aprire i finestrini elettronicamente e non manualmente, come una volta. Questo fa parte della modernità ed è un processo inevitabile, dico io».
Lei vive in Germania, dove si esibisce spesso. In base alla sua esperienza internazionale, la Germania resta un luogo d'eccellenza per la musica o vive la stessa crisi di molti altri Paesi, come ad esempio l'Italia?
«Vive una situazione difficile. Pensi che nelle sale da concerto, l'età media del pubblico è di 65 anni mentre in Cina, dove ho tenuto vari concerti così come in molte altre nazioni e continenti, era di 35 anni. In Germania oggi si sta cercando un rimedio. Negli anni '70, nelle scuole hanno tolto non solo l'educazione musicale ma anche la consuetudine di portare gli allievi all'opera e ai concerti. E' chiaro che, su 100 allievi che hanno modo di ricevere un'educazione di questo tipo, almeno 10 da adulti diventeranno appassionati spettatori. Quindi, ora fanno marcia indietro perché hanno capito che si stava gettando via una tradizione importantissima».
Errare è umano, perseverare è diabolico. Speriamo solo che, in Italia, realtà come la "Valtidone" servano da monito per rimediare a una diffusa insensibilità nei confronti della musica e dell'arte.

Eleonora Bagarotti

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