Domenica 14 Settembre 2008 - Libertà
Valtidone festival Performance del pianista, ispirato dalla rotativa a colori Wifag di Libertà, intitolata Temporal and Spatial Piano Projections
piacenza - Conosciuta ai più come rassegna etnica/jazz, in realtà, nel corso di tanti anni di onorata carriera (ben undici), il Valtidone Festival non ha mai dimenticato le proprie origini, ovvero quelle di una fra le più prestigiose competizioni internazionali di musica classica. Non stupiscono dunque, la cura e la costante attenzione con cui il direttore artistico della kermesse, Livio Bollani, segue e seleziona le ricercate proposte cameristiche ogni anno in cartellone.
Anche se, ad essere sinceri, circoscrivere l'applaudito recital che il pianista di origini austriache Ratko Delorko ha tenuto l'altra sera alla Fondazione di Piacenza e Vigevano entro i confini, qui un po' angusti, delle tradizionali esibizioni pianistiche, suona un po' riduttivo: più che altro, infatti, si è trattata di un'affascinante performance condotta attraverso tre secoli di letteratura pianistica: dal classicismo di Haydn e Cimarosa alla rivoluzione novecentesca di Gershwin, il primo ad indirizzare i canonici metodi di composizione verso le nuove frontiere del jazz e del blues, alla più estrema modernità, rappresentata in questo caso dalle avveniristiche composizioni a firma dello stesso Delorko, in cui il pianoforte gioca e dialoga amabilmente con le sonorità tecnologiche del computer.
A rendere l'evento ancor più coinvolgente è stata tuttavia la sua insolita natura itinerante, e non solo perché, iniziando la sua esibizione fra le antiche mura della cripta paleocristiana di Santa Liberata, sottostante l'auditorium di via Sant'Eufemia, Delorko ci ha successivamente condotti nell'auditorium stesso ed infine nel settecentesco Palazzo Rota Pisaroni (sempre in via Sant'Eufemia) recentemente acquisito dalla Fondazione, ma anche perché ad ogni diverso stile musicale del programma ha fatto puntuale riscontro un particolare strumento: il fortepiano da tavolo (risalente al 1785) di proprietà dell'artista per le sonate di Haydn e Cimarosa, lo Steinway dell'Auditorium per Gershwin ed infine lo Schimmel, (sempre proveniente dalla collezione personale del pianista) per le sue composizioni eseguite a Palazzo Rota Pisaroni. Abbiamo volontariamente omesso la citazione del brano d'apertura perché, a riguardo, è necessaria un'opportuna premessa: da anni infatti, Delorko si occupa con piglio filologico della riscoperta e del recupero dell'opera omnia di artisti del passato definiti "minori", spesso inesorabilmente oscurati dall'avvento di astri di maggior brillantezza: nasce così l'idea di Delorko di aprire il recital piacentino con Preludio in re maggiore di Jan Ladislav Dussek (1760-1812), pianista e compositore di origini boeme, attivo presso la corte di Caterina II di Russia a San Pietroburgo, dalla vita a dir poco rocambolesca: accusato di aver preso parte al complotto ordito per assassinare la zarina, dovette fuggire dalla capitale russa, dapprima in Lituania, quindi in Germania e in Francia, divenendo uno dei favoriti della regina Maria Antonietta, in qualità di virtuoso del pianoforte e di uno strumento allora piuttosto in voga, la cosiddetta "armonica a bicchieri".
Di Domenico Cimarosa, uno degli ultimi grandi esponenti della Scuola Napoletana, Delorko ha proposto una brillante Sonata in si bemolle maggiore, realizzando, così, un ideale pendant con la Sonata in si bemolle maggiore di Haydn con cui si è chiusa la prima parte del concerto. Dotato di una tecnica digitale straordinaria, Delorko ci ha tuttavia sorpreso anche per sue indiscutibili doti interpretative e per la sua straordinaria versatilità: lunghi applausi, infatti, hanno salutato l'esecuzione dei Tre Preludi in stile antico, dell'Ouverture di Porgy and Bess, e, sa sorpresa, di un'ammaliante Rhapsody in blue di Gershwyn, da cui è veramente emerso l'amore che il pianista nutre per questo compositore, del quale ha registrato diverse opere per l'etichetta tedesca Wdr.
Del resto, anche la musica di Delorko non è aliena da suadenti riverberi jazz: Zeitkland, strutturata in quattro parti, Innovazione, Partenza, Palazzo di Ghiaccio e Acque danzanti, ci ha favorevolmente colpiti con il suo stile decisamente melodico e trapuntato di quelle sonorità acquatiche a cui allude il titolo della sezione finale.
La Midi Sonata per pianoforte e suoni campionati di rotativa Wifag (quella con cui da maggio viene stampata la nuova Libertà a colori), ultimo brano in programma, mirabile intreccio di suoni meccanici (quelli del piano) e suoni campionati (quelli registrati sul computer) è quello che maggiormente ha esaltato lo spirito della serata, il cui titolo, non a caso, recitava T.S.P.P. - Temporal and Spatial Piano Projections (proiezioni pianistiche spazio-temporali).
Bravo, affabile e simpatico: quando si ascolta Delorko, sembra sempre che i suoi concerti durino troppo poco.
Alessandra Gregori