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Sabato 13 Settembre 2008 - Libertà

«Una missione nata su "Conoscere"»

Lucio Rossi: ho sempre voluto fare il ricercatore

Il professor Lucio Rossi riceverà domani mattina l'Angil Dal Dom, il riconoscimento attribuito dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano ad un piacentino illustre che si sia distinto in Italia e nel mondo per meriti particolari. Lo scienziato podenzanese è responsabile dal 2001 del Gruppo dei magneti e superconduttori del progetto Lhc (Large Hadron Collider) del Cern di Ginevra, l'acceleratore di particelle più grande e potente del mondo, che nei giorni scorsi è stato messo in funzione dando avvio all'evento scientifico che potrebbe portare a comprendere le origini dell'universo.
Domani alle ore 11 sarà celebrata la santa messa in duomo, con la partecipazione della Cappella Musicale Maestro Giovanni, cui seguirà la premiazione.
Fin da bambino Lucio Rossi, oggi 53 anni, aveva consapevolezza di quello che sarebbe stato il suo futuro. Già alle elementari diceva che sarebbe diventato ricercatore e tutti, a partire dai compagni di scuola, lo ricordano come un ragazzo studioso. Daniele Scarpa, commerciante podenzanese, era suo compagno delle elementari. «Erano i primi anni '60 - spiega -, Lucio conosceva cose che nessun altro sapeva perché non si studiavano a scuola. Le leggeva su "Conoscere", l'enciclopedia a fascicoli che si acquistava in edicola».
«In due estati - racconta Rossi - la lessi tutta. E' stata decisiva per me perché mi ha innescato il desiderio di leggere e capire».
«Mio papà era agricoltore - dice il professore -, ma è sempre stato un uomo cui interessava la cultura e mi ha trasmesso, quando io avevo 12 anni, la passione per la lettura dei quotidiani. Libertà la divoravo dalla prima all'ultima pagina». Rossi, a 10 anni ha iniziato ad aiutare la famiglia nei campi. Il sindaco Alessandro Ghisoni, anche lui figlio di coltivatori, di qualche anno più giovane, ricorda quel periodo (erano gli anni '70-'75). «Ho impresso nella mente - racconta - che anche quando raccoglieva i pomodori durante la campagna e portava le cassette con il trattore alla fabbrica Montesanto di Altoè, vi metteva la stessa passione che dedicava allo studio».
Ma Rossi era un ragazzo come gli altri cui piaceva giocare a pallone. «Alle medie, prima di metterci con gli amici a fare i compiti andavamo tutti i pomeriggi al ballabile, che era in disuso, e per una buona ora e mezza giocavamo a calcio». Era portiere e per un periodo di tempo partecipò ai campionati dell'Ac Podenzano allenato da Gianni Rubini, ora dirigente del Piacenza Calcio, e frequentò i tornei estivi organizzati al campo della chiesa.
«Al liceo - racconta - mi sono fatto prendere dalle attività culturali e caritative. Una volta a settimana andavo alla Casa del Fanciullo a fare doposcuola».
«Oggi - prosegue - ho ancora la passione per la letteratura, i quotidiani, e poi la famiglia, cercando di stare con loro il più possibile». A Milano, città in cui si è laureato e insegnato, il professor Rossi e alcuni amici hanno fondato "Euresis", un'associazione per la promozione della cultura scientifica, segno della passione per la divulgazione che lo porta a tenere conferenze in Italia e all'estero sugli aspetti tecnici ed umani del suo lavoro. Volentieri ha partecipato in più di un'occasione all'iniziativa scientifica podenzanese "Experimentiamo" organizzata da Daniele Scarpa, uno dei suoi compagni alle elementari, mentre lo scorso anno ha accompagnato il gruppo di compaesani nella visita alle aree più inaccessibili del Cern.
Una vita e una carriera brillanti, ma non senza "alti e bassi". Al momento doloroso della morte improvvisa del padre, 24 anni fa, si sono alternati gioie in famiglia e traguardi nel lavoro. «Nella carriera - ha riferito - sono stato fortunato e ora è il momento "alto". Certo ho avuto delusioni, ma non ci ho mai fatto una malattia perché, per me che credo in Dio, tutto ha un suo scopo ed inserito in un disegno. Dico sempre che è utile avere l'atteggiamento dell'agricoltore: uno semina ma non sa se raccoglie perché ci vogliono anche le circostanze favorevoli. Il proprio lavoro è essenziale, ma non è tutto. Il frutto, la carriera, sono un elemento in più, segno che non siamo completamente padroni della nostra vita».

NADIA PLUCANI

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