Domenica 14 Settembre 2008 - Libertà
Sgarbi: «Due collezioni che viaggiano in parallelo»
Il curatore illustra la mostra "Da Corot a Picasso.
Da Fattori a De Pisis" con opere da Piacenza e Washington
«Se i quadri della Phillips Collection sono belli, quelli della Ricci Oddi appaiono bellissimi. Aiutano a riflettere sulle ingiustizie della storia, presentando artisti italiani straordinari nella morbidezza del loro sguardo, ma che purtroppo non hanno avuto fortuna».
Si deve al critico Vittorio Sgarbi l'idea di confrontare due raccolte, create all'incirca nello stesso periodo, per raccontare uno scorcio fondamentale della storia dell'arte attraverso le passioni dei rispettivi collezionisti. E' nata così la mostra Da Corot a Picasso. Da Fattori a De Pisis che verrà inaugurata oggi a Palazzo Baldeschi al Corso di Perugia, per aprire i battenti al pubblico da domani fino al 18 gennaio 2009 (orario: dalle 10 alle 18, tutti i giorni). Il catalogo dell'evento espositivo, con il quale viene festeggiato il centenario della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, è pubblicato da Silvana editoriale.
Con Sgarbi hanno direttamente collaborato i responsabili della Phillips Collection di Washington e della Ricci Oddi di Piacenza (il direttore Stefano Fugazza). Dagli Usa sono arrivati nel capoluogo umbro tele e bronzi di artisti universalmente conosciuti, da Picasso a Braque, da Cèzanne a Delacroix, da Van Gogh a Kandinsky. Piacenza ha risposto con le opere di pittori e scultori meno noti ai non addetti ai lavori, ma la cui qualità - evidenzia Sgarbi - non è seconda a quella dei blasonati protagonisti delle avanguardie internazionali. Il curatore ci introduce all'esposizione.
Perché accostare proprio queste due collezioni?
«Si tratta di due collezioni private volute da magnati non solo per il loro godimento personale, ma perché diventassero musei per tutti. Duncan Phillips aveva in mente il Prado, Giuseppe Ricci Oddi giunse a incaricare l'architetto Giulio Ulisse Arata di costruire un edificio apposito, aperto alla città. Una forte vocazione civica accomuna queste due collezioni, peraltro molto diverse. Viaggiano in parallelo, come due mondi non comunicanti. La Ricci Oddi comprende pochi capolavori di artisti stranieri, come il dipinto di Gustav Klimt rubato e non ancora recuperato, accanto a opere eccezionali di italiani, tra i quali forse solo Boccioni ha raggiunto la notorietà internazionale. L'Italia, che fino ad allora aveva primeggiato nel campo dell'arte, nell'Ottocento riduce il suo ambito a quello nazionale, mentre la ribalta internazionale viene conquistata dalla pittura francese, che è quella acquistata da Phillips. Curiosamente l'unico italiano della collezione Phillips è Modigliani, assente alla Ricci Oddi».
Quali sono i punti di forza della collezione piacentina?
«Dal confronto con la Phillips, la Ricci Oddi esce bene. La scelta compiuta da Fugazza indica opere che sono punti di tensione nella ricerca tra '800 e '900. Penso a Previati, Pellizza da Volpedo, Morbelli: pittori non popolari, ma dalla vocazione universale. Poi abbiamo Boccioni, Casorati: di gusto internazionale, possono stare accanto ai lavori della Phillips. Mancini, Tito, Sartorio,Grosso, pur essendo bravissimi, non hanno invece varcato le frontiere nazionali, non hanno avuto lo stesso riconoscimento di Braque o di Picasso, perché erano più legati alla bella pittura che alla rivoluzione dell'arte moderna».
In che occasioni Giuseppe Ricci Oddi ha dimostrato particolare lungimiranza rispetto ai suoi contemporanei?
«Non ha fatto niente per moda. Ha sempre seguito il suo gusto rispetto a un mondo artistico che era quello italiano. La sua dunque è una collezione di grande qualità, ma non ha nomi internazionali quando l'Italia non esprime più nomi internazionali».
Con che criterio sono state selezionate le opere in mostra?
«Quello della bellezza in assoluto. Non si è guardato il nome, ma la qualità del dipinto. Per questo troviamo esposti Grosso e Sartorio, rispetto ad altri che potevano avere maggiore notorietà. Inoltre si è agito in modo tale da non lasciare per mesi sguarniti i due musei. Chi visiterà la Ricci Oddi in questo periodo, troverà ancora opere importanti».
Per quanto riguarda la Ricci Oddi, il titolo Da Fattori a De Pisis rispecchia gli estremi temporali entro cui si collocano i lavori in mostra: dal 1861-64 di Sosta della cavalleria di Fattori al 1937 del Vaso di fiori di De Pisis. Un titolo dunque per esplicitare una cronologia o qualcosa di più?
«In realtà sottolinea una dialettica tra le due collezioni: Fattori e Corot, ossia pittori di macchia e di natura; Picasso e De Pisis, due autori che hanno vissuto anche a Parigi, l'uno più radicale e sperimentale, l'altro più intimista, ma tra loro con un rapporto molto vivo».
ANNA ANSELMI