Lunedì 15 Settembre 2008 - Libertà
Tra i 50 capolavori del collezionismo anche i quadri di Ricci Oddi
Inaugurata ieri a Perugia l'esposizione "Da Corot a Picasso, da Fattori a De Pisis" curata da Vittorio Sgarbi
Viene collocato nel 1897 lo scoppio della scintilla dell'amore per l'arte che presto avrebbe contagiato in modo irreversibile l'imprenditore piacentino Giuseppe Ricci Oddi (1868 - 1937), all'epoca non ancora trentenne. Un collezionista oculato, tenace, generoso, ma anche schivo e poco incline a condividere con estranei la sua straordinaria pinacoteca, allestita nel palazzo di via Poggiali sulla base del suo gusto personale e con la consulenza di amici, artisti e mercanti d'arte. Eppure, fu lo stesso Ricci Oddi a decidere di donare le circa quattrocento opere alla città, in un edificio da costruire a spese del collezionista, su terreno concesso dal Comune e su progetto dell'architetto Giulio Ulisse Arata, che per questa impresa rinunciò al compenso.
La figura di Ricci Oddi è stata ora scelta come esempio di mecenatismo illuminato, accanto a quella dell'americano Duncan Phillips (1886 - 1966), nella mostra Da Corot a Picasso, Da Fattori a De Pisis, che si è inaugurata ieri - presenti il sottosegretario ai beni culturali, Francesco Maria Giro, l'assessore Paolo Dosi, per il Comune di Piacenza, e, per la Ricci Oddi, il direttore Stefano Fugazza e Gabriele Dadati - a Palazzo Baldeschi al Corso nel capoluogo umbro, sede espositiva della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia che con l'iniziativa ha voluto festeggiare il suo primo secolo di vita.
Curata da Vittorio Sgarbi, con la collaborazione degli esperti dei due musei, la mostra si propone come primo capitolo di un programma di eventi sulle grandi collezioni private, «in linea con la tradizione di collezionismo che da qualche anno caratterizza l'attività della Fondazione, che proprio a Palazzo Baldeschi - evidenzia il presidente Carlo Calaiacovo - espone stabilmente la sua raccolta di maioliche rinascimentali e un nucleo della sua pinacoteca». Le collezioni Phillips e Ricci Oddi, pur essendosi costituite all'incirca nello stesso periodo, sono in realtà molto diverse. Quanto a Washington si guardava con interesse agli impressionisti e alle avanguardie, tanto a Piacenza la predilezione andava agli artisti italiani figurativi. Ricci Oddi, in un appunto del 20 dicembre 1919, si interrogava se il Cubismo e il Futurismo fossero «progresso» o «pazzia», se non «nichilismo in arte» o «bolscevismo stupido e ignorante». Le ventidue opere selezionate dal museo di via San Siro documentano le scelte del benefattore piacentino, attratto in particolare dai lavori di Antonio Fontanesi e Antonio Mancini, con un'esclusiva inclinazione per l'arte figurativa.
La mostra Da Corot a Picasso. Da Fattori a De Pisis, in corso Vannucci, 66, a Perugia sarà visitabile fino al 18 gennaio, tutti i giorni dalle ore 10 alle 18. Organizzata da Civita, è accompagnata dal catalogo pubblicato da Silvana editoriale. Per informazioni: www.fondazionecrpg.it; tel. 199.199.111; email: servizi@civita.it
ANNA ANSELMI