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Giovedì 21 Agosto 2008 - Libertà

"Lultimaprovincia" apre a Lugagnano:
stasera il Coquelicot

Piacenza - Un fiore di papavero, un francese coquelicot per cominciare con entusiasmo ed allegria; e la 17ª edizione de Lultimaprovincia può avere inizio. È davvero tutto pronto per un esordio in grande stile, in programma stasera alle 21 nella piazza di Lugagnano (in caso di maltempo nel teatro dell'Auditorium comunale): protagonista è il Coquelicot Teatro, una vecchia conoscenza della rassegna organizzata dai Manicomics e patrocinata da Provincia, Regione, Fondazione di Piacenza e Vigevano e dai Comuni di Agazzano, Alseno, Carpaneto, Gragnano, Lugagnano, Piacenza, Podenzano, Pontenure, Rottofreno e Sarmato oltreché da Libertà e Telelibertà.
E se lo scorso anno la compagnia toscana nata nel 2004 aveva fatto tappa proprio nel Piacentino per portare in scena a Villa Raggio l'ironica e rocambolesca epopea di Jacob, la storia di un uomo che rincorreva il tempo, anche nel 2008 i Coquelicot tornano e stavolta con uno spettacolo in cui la tradizione si mescola alla contemporaneità.
«In scena va una rivisitazione della storia di Pinocchio che porterà il burattino più amato a vivere un incredibile viaggio da un paese ricco ed opulento ad una realtà "del tre volte niente, dove manca persino la speranza"» spiegano gli attori della compagnia, fondata da Marica Bonelli, Paolo Simonelli, Laerte Neri e Silvia Poggianti (che non fa più parte dei Coquelicot).
Come nasce questo spettacolo?
«Innanzitutto dal titolo, che ci ha fatto pensare al diritto dei bambini all'infanzia e ai luoghi in cui questa regola non sempre viene rispettata. Diritto e rovescio è una riflessione sulla diversità fra il mondo "diritto", l'occidentale, ed il Terzo Mondo, quello "a rovescio", dove i bambini si sono scordati come giocare: è una doppia rappresentazione legata dal fil rouge rappresentato da un pinocchio giocattolo, ingenuo, spavaldo ed entusiasta protagonista di un viaggio che non avrebbe voluto affrontare per timore di perdere i suoi privilegi».
Uno spettacolo dunque rivolto ad un pubblico giovane ma che affronta tematiche di attualità e denuncia situazioni scomode.
«Diritto e rovescio è in effetti pensato per la parte bambina che vive in ognuno di noi; più in generale il nostro teatro vuole avere tante possibilità di lettura e magari risultare piacevole anche per un pubblico adulto. Perciò abbiamo scelto di chiamarci Coquelicot: la nostra poetica è ispirata al fiore del papavero, simbolo di intensità e leggerezza che punta all'utilizzo di un linguaggio semplice ed essenziale per una comunicazione fortemente evocativa».
Ed in effetti i vostri spettacoli ne sono un chiaro esempio: da «Jacob» a «Iceland», fino alla performance in scena stasera. Come costruisce le proprie strutture drammaturgiche il Coquelicot Teatro?
«Inizialmente cerchiamo il Tema, ci lasciamo catturare da quello che si muove dentro ed intorno a noi, un qualcosa che ci tocca da vicino; poi iniziamo a documentarci, a raccogliere materiale e a confrontarci per dare una struttura di base allo spettacolo e in conclusione c'è la revisione drammaturgica, che in genere avviene contemporaneamente alla fase della messa in scena, con un lavoro specifico sui dialoghi e sulle scene che definiscono il nostro testo».
L'attualità entra prepotentemente nelle vostre produzioni.
«Sicuramente la società in cui viviamo, il lavoro e gli incontri che facciamo influiscono in modo profondo sui temi dei nostri spettacoli; oltretutto ogni performance è pensata con la collaborazione, per la regia o anche solo per una consulenza artistica, di persone esterne alla nostra compagnia, perché crediamo che questo possa essere un momento di confronto e soprattutto di crescita».
Il teatro dei Coquelicot ha un obiettivo?
«Smentire il pregiudizio secondo cui il linguaggio teatrale sia noioso, faticoso e poco spettacolare: è un'idea ancora abbastanza diffusa in un'ampia fetta della popolazione ed è forse anche la barriera più difficile da eliminare per la comunicazione del teatro».
Cosa vorreste chiedere al vostro pubblico di stasera?
«"Chiudi gli occhi e comincia a vedere": è lo slogan del festival di Porto Sant'Elpidio, "Teatri del mondo", a cui abbiamo recentemente partecipato. Crediamo che riassuma brevemente l'essenza del compito dello spettatore: abbandonarsi ad una storia, lasciando che questa ci entri dentro e solletichi la nostra immaginazione e le nostre emozioni».

Betty Paraboschi

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