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Domenica 3 Agosto 2008 - Libertà

Stefano Canepari: quel realismo interiore

Una poetica visionaria filtrata da una profonda sensibilità

Stefano Canepari è tra i dodici pittori che figureranno (uno per ogni mese) nel calendario 2009 che la Fondazione di Piacenza e Vigevano ha deciso di dedicare all'Unicef come partecipazione alla celebrazione del trentennale di costituzione del locale Comitato Provinciale. Saranno, appunto, "i mesi del cuore". In autunno, poi, i dipinti presentati settimanalmente da Libertà verranno battuti nel corso di un'asta benefica nello spazio "Rotative".
Stefano Canepari sviluppa una pittura particolarmente sanguigna scevra da autocompiacimenti o rimandi citazionisti. Il suo è - per usare un termine caro allo stesso artista - una sorta di realismo interiore che si esprime attraverso un'equilibrata scelta coloristica che predilige le terre e gli effetti chiaroscurali.
I suoi personaggi prendono forma dal colore, è il succedesi di diverse stesure che li materializza attraverso un processo di sedimentazione lenta ma continua. Un lento divenire fatto di pause e di intriganti allusioni alla quotidianità.
«Mi piace guardarmi attorno, i miei personaggi sono quelli della strada, i vinti, i guitti... sono personalità dall'aggressività tenera» chiarisce lo stesso artista.
Una poetica visionaria quella di Canepari che trova ispirazione nella realtà. Una realtà che il più delle volte sa essere caustica e disumanizzante ma che nei lavori di questo artista viene esorcizzata da una sottile ma corroborante vena ironica.
Uno degli aspetti forse più significativi nella pittura di Canepari è proprio questo ironizzare sul mondo attraverso l'uso di un linguaggio pittorico aderente al nostro tempo che, peraltro, sa cogliere gli accenti della tradizione elaborandoli e attualizzandoli.
L'artista ci offre situazioni apparentemente paradossali nelle quali sono sempre presenti due aspetti. Il primo è quello del desiderio di trasmettere attraverso il dipinto un messaggio: l'opera a questo punto diventa strumento di un dialogo che si rinnova ogni volta che l'osservatore entra in sintonia con una materia cromatica che tende a prendere forma a poco a poco, come se i dipinto si illuminasse progressivamente.
Il secondo aspetto è legato ad una interiorizzazione profonda che porta sulla tela stati d'animo, sentimenti, pulsioni, brani autobiografici che vengono però sempre espressi in maniera sfumata proprio giocando sui tonalismi.
"Si percepisce quella sensazione metafisica, quell'estraniamento che attiva nel nostro intelletto la prevalenza della fantasia sulla realtà, così ben teorizzata dai Surrealisti- ha scritto di lui Laura Gavioli -. I ritratti, scanditi con lucida introspezione, sono del tutto estranei a qualunque riferimento contingente, non hanno un nome, non fanno parte di un tempo determinato, appartengono all'ambito delle visiones, termine con il quale si indicano le immagini che prendono forma nell'animo dell'artista: egli è capace di evocare cose assenti in modo tale che sembra di vederle con gli occhi e di averle ben presenti".

CARLO FRANCOU

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