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Venerdì 5 Settembre 2008 - Libertà

5 settembre 1908-5 settembre 2008: l'omaggio di Piacenza nel centenario della nascita

Giorgio Salvini di Amaldi è stato amico e collaboratore. Docente di Fisica Sperimentale e di fisica generale a Cagliari, Pisa e all'Università di Roma "La Sapienza", è stato Presidente dell'Accademia Nazionale dei Lincei dal 1990 al 1994 e Ministro dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica dal 1995 al 1996. Dal 1998 è Presidente onorario dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Ecco il suo ricordo per Libertà di Amaldi


Ho vissuto più di trent'anni nella stanza, porta a porta, accanto a quella di Edoardo Amaldi, al secondo piano del Dipartimento di Fisica dell'Università di Roma "La Sapienza: io allievo e lui maestro, e poi io junior e lui senior, impegnati in ricerche simili e parallele, e successivamente in collaborazione in notevoli imprese nazionali. Ma senza mai considerarmi pari a lui, per ampiezza, profondità e capacità di lavoro, ieri e oggi. Il lunedì 4 dicembre 1989 fu anch'esso un giorno intenso di lavoro, consigli e discussioni, per Edoardo Amaldi.
Egli aveva lavorato di prima mattina alle sue carte relative al recente progresso dell'antenna criogenica. Incontrò quindi nella sua stanza in Istituto Pio Terenzio per discutere l'ordine del giorno e il titolo per la conferenza sulla sicurezza e la cooperazione europea del successivo giugno. Un problema che lo interessava era quello, essenziale per la pace, della riconversione delle industrie produttrici di armi convenzionali. A questa conversazione fui invitato anch'io, ed insieme parlammo del convegno sul disarmo da tenersi ai primi di giugno tra le più importanti Accademie del mondo, oriente ed occidente insieme, e del fatto che forse l'Europa era a un passo decisivo. Amaldi il giorno stesso preparò le lettere di invito. Si presentava gigantesco e interessante il problema dei rapporti in Europa. Ricordo che gli chiesi: "'Come dobbiamo intendere la parola Europa? Dal Portogallo ad Est, sin dove?". Mi rispose deciso, sicuro: "Sino agli Urali, ho sempre pensato così". Queste furono le ultime parole scambiate con me. Poi, andò a lavorare a casa attivo, sereno.
Il mattino del 5 dicembre 1989 alle 10 Edoardo Amaldi portò il suo saluto di Presidente dei Lincei al Convegno su COMETT II, programma della Comunità Europea per la cooperazione tra università e imprese nel campo della tecnologia, alla presenza del Ministro della Ricerca Scientifica e dell'Università Antonio Ruberti.
Era circa mezzogiorno quando decise di lasciar l'ufficio di Presidenza e ritornare a casa; si avviò col suo passo rapido, si voltò sulla porta per un saluto con la mano al Cancelliere Golisano e alla dottoressa Ada Baccari, in quel suo modo gentile, fiducioso. Andò al nostro ascensore dei Lincei solo, discese e la sua vita terrena si spense allora, così, in un lampo. Sul lavoro, lasciando a noi il carico di ogni generale pensiero sul fatto enorme, inatteso della sua scomparsa.
Amaldi ha vissuto intensamente ogni sua giornata, e nella sua navigazione ha incontrato bonaccia, giorni sereni, tempesta., città e Paesi distrutti. E' stato nel vivo dei problemi, ha orientato gli animi, ha compatito e ha espresso francamente il suo pensiero, ha combattuto. Non è l'immagine di chi è stato spettatore, ma di chi ha trovato, ha osato, come scienziato e come cittadino, ha costruito, e ha ricostruito. Ha molte volte vinto, per sé e per gli altri, aprendo la strada e la fortuna a molti. È stato vulcano ed eruzione di idee e di fatti. Ha analizzato e corretto, deciso e cauto nel giudizio su uomini e cose. Ognuno sapeva che se in qualcosa, una nota scientifica o una sua azione, veniva stimato o rimproverato da lui, questo era un fatto importante, non poteva ignorarsi in Italia o all'estero. Ma è ancora di più: nessuno scienziato e nessun politico pensava che si potesse ignorare Edoardo Amaldi.
Ogni giornata di Amaldi è straordinariamente documentata. Egli arriva a un rispetto del tempo che scorre, in ogni atto o momento piccolo o grande. Quando nel 1955 mi cedette la sua macchina Fiat - sotto il mercato e a un prezzo che non mi offendesse - mi diede insieme ad essa tutta l'accurata storia dei consumi di quell'auto, fatture, revisioni, chilometri percorsi, mese per mese. Rimasi quasi spaventato di una capacità che non potevo possedere.
La sua sincerità. Questa qualità era insieme, per lui, un bene ovvio e inviolabile per un uomo di classe, ma anche una economia ad alto rendimento nel giudizio delle cose umane. Con la convinzione che era questa qualità un fatto di convenienza, quasi furberia, se mai accompagnato da meraviglia o sofferto calo di stima per chi finge. Un passo più in là, vedremo, c'è una convinzione che anticiperò con una formula mia ma imparata da lui: '":l'altruismo è un buon affare".
Un altro punto di Edoardo Amaldi è l'umiltà naturale nella sua condizione di uomo. Qui sono su un terreno per me difficile. Uomini degni e grandi hanno vissuto inseriti in una scala di nobili o di eccelse gerarchie, sino al massimo livello di un Essere Supremo. Edoardo è invece un uomo senza gerarchie, rappresentanze nobiliari, metafisiche dignità e ideologie. Cercare dunque sulla terra le regole dell'esistenza, scoprire, aprire la strada per i nuovi e più giovani che verranno: nei nostri limiti umani è contenuta la nostra estrema dignità. Essa è intrinseca, dentro di noi, fuori di ogni ideologia dogmatica e precisa. E anzi su questo Edoardo Amaldi mi sembrava molto deciso: le ideologie sono dei vincoli incredibili. Sono profondamente marcate dall'epoca in cui sono state create e non hanno secondo me una sufficiente flessibilità per adattarsi ai cambiamenti della vita". Mi accorgo che sto disegnando, pur partendo da una vita energica e non priva di intolleranze, una sorta di missionario laico. Ebbene sì, manterrò questo termine. Un missionario vuole andare libero, non ama nessun carico eccessivo, onori, danari, feste, è continuamente curioso, per migliorarla, dell'avventura umana. Ricordo - come testimone - la storia dei milioni di dollari legati al brevetto dei neutroni lenti: "guai se prendiamo tutti questi soldi, la nostra esistenza sarebbe rovinata. Finiremmo per cambiar vita e questo non lo vogliamo assolutamente". Nessun missionario vuol portarsi nello zaino delle bugie (doversele ricordare!), il rimorso di azioni non compiute (meglio rimandare il viaggio, come quell'imperatore romano), e ogni missionario ha in sé il coraggio necessario alle sue azioni.
Voglio infine chiudere ricordando come la ripresa in questi giorni del dibattito sull'uso pacifico dell'energia nucleare faccia anche giustizia ad Edoardo Amaldi ed al suo pensiero. Infatti negli anni '80 Amaldi, insieme ad altri illustri fisici, fu accusato di indulgenza verso il pericolo nucleare e di non accettazione dell'idea che le centrali nucleari italiane andassero chiuse. Oggi si è raggiunta in Italia una visione equilibrata del nostro fabbisogno energetico e delle relative fonti di energia necessarie al nostro paese. E anche questo un omaggio alla equilibrata visione di Edoardo Amaldi, mentre l'Italia sembra di nuovo unita nella consapevolezza dei tempi difficili che ci attendono. Posso citare la recente messa a punto di Maurizio Cumo presidente della Sogin nel suo discorso il 27 agosto "A mio parere, esistono oggi schiaccianti elementi di convenienza economica, di sicurezza negli approvvigionamenti, di indipendenza dai paesi produttori di petrolio e di gas, di sviluppo tecnologico e scientifico dell'Italia che consigliano fortemente un rapido e razionale ritorno al nucleare". Ci può spiacere non avere più Edoardo a nostra guida, ma egli ha lasciato giovani allievi che hanno colto i suoi pensieri. Un rallegramento ai piacentini: la vostra terra ha dato i natali 100 anni orsono ad un uomo che ha collaborato al progresso totale della nostra Europa. Anche di questo vi siamo riconoscenti, noi italiani, ed insieme a tutto il mondo.

- Dal volume Edoardo Amaldi scienziato e cittadino d'Europa.- 1992 - Per gentile concessione della Fondazione Edoardo Amaldi

GIORGIO SALVINI

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