Lunedì 1 Settembre 2008 - Libertà
Africa Mission
con Cooperazione e Sviluppo, ha tenuto ad Assisi il suo trentaquattresimo convegno generale nel corso del quale il giornalista piacentino Fausto Fiorentini ha ricordato la figura del vescovo Enrico Manfredini (cofondatore con Vittorio Pastori del movimento), a venticinque anni dalla morte
Africa Mission, con Cooperazione e Sviluppo, ha tenuto ad Assisi il suo trentaquattresimo convegno generale nel corso del quale il giornalista piacentino Fausto Fiorentini ha ricordato la figura del vescovo Enrico Manfredini (cofondatore con Vittorio Pastori del movimento), a venticinque anni dalla morte. Allo stesso Fiorentini abbiamo chiesto una sintesi del suo intervento.
Il vescovo monsignor Enrico Manfredini è stato un personaggio complesso; inoltre si è trovato a guidare la diocesi di Piacenza in tempi non facili, quali i postconciliari, e quindi sono molte le tentazioni di privilegiare aspetti particolari, come l'uomo, il direttore spirituale, il fondatore di Africa Mission, ecc.. Occorre prendere un riferimento guida e il più ovvio è quello del vescovo i cui compiti, come precisa il "direttorio Apostolorum Successores" del 2004, sono essenzialmente tre: il vescovo è maestro, è "santificatore" specialmente nella celebrazione eucaristica ed infine è pastore, cioè governa la sua diocesi.
Partendo da questa premessa è necessario inquadrare l'episcopato Manfredini nei suoi tempi. Il vescovo nel 1969 subentra sulla cattedra di San Vittore a monsignor Umberto Malchiodi, coadiutore di monsignor Ersilio Menzani dal 1946 e poi suo successore nel 1961. Malchiodi ha governato la diocesi con diplomazia al punto che è stato classificato, dall'immaginario collettivo, anche di molti preti, come il buon padre che ha saputo guidare e indirizzare tutti sempre con molto tatto. Era abitualmente definito un "mite". Che questo vescovo avesse tatto è fuori dubbio, ma è altrettanto vero che nel suo mandato ha agito con molta inventiva e con energia. Tra l'altro ha saputo sensibilizzare la diocesi al nuovo clima del Vaticano II.
Manfredini giunge a Piacenza con un bagaglio culturale di primo piano: si era laureato in teologia e in lettere-filosofia, aveva seguito il Concilio come parroco uditore, aveva accompagnato il Papa in alcuni suoi viaggi, era stato assistente diocesano dell'Azione Cattolica di Milano, aveva sperimentato la vita in parrocchia in una grande comunità come Varese. Apparentemente sbrigativo, non mancava però di sensibilità. Era un vescovo decisionista. Da manager della religione, concepisce con rapidità progetti e non perde tempo nel passare all'azione, anche se questo lo porta ad urtare qualche suscettibilità.
Quando inizia il suo episcopato la diocesi ha 474 sacerdoti, tre seminari con 117 seminaristi, 711 suore (840 con quelle delle case di riposo); quando lascia Piacenza i preti sono 424, 2 i diaconi permanenti (Marco Ceriati, ordinato a Pescara nel 1977 e il Vittorione, ordinato a Gulu nel 1976 e segretario amministrativo degli Amici dell'Uganda), 85 religiosi, 730 religiose. Sono evidenti i cambiamenti in corso.
IL MAESTRO Il Vescovo, come è noto, governa e insegna. Manfredini, interpretando i nuovi tempi, ha indicato ai piacentini l'importanza della Parola appresa attraverso la conoscenza delle Sacre Scritture. Fu uomo di dottrina, come documentano anche diversi libri riferiti al suo impegno culturale, ma non fu mai un teorico. O meglio non era disposto a concedere ai suoi progetti tempi lunghi e questo inizialmente gli ha creato qualche difficoltà, soprattutto con il clero, ma si è trattato in genere di un rodaggio iniziale. Un appuntamento importante era quello della messa episcopale della domenica pomeriggio. Sottolineò l'importanza della chiesa particolare in unità con quella universale e il suo insegnamento era fortemente "cristocentrico".
LA MADONNA Era molto attento anche al culto mariano e nel 1977 celebrò con rilievo il congresso mariano a ricordo del 40° anniversario della collocazione della statua della Madonna di San Marco sul Monte Penna; ha pure promosso la festa del "Sì".
I LAICI Molta attenzione riservò ai laici. Ad esempio nella consulta delle aggregazioni laicali vi facevano parte 40 realtà associative. "Io auspico che i nostri laici prendano la loro giusta autonomia" (1980: messa in suffragio per Berti) e in sintonia con questa affermazione valorizzò la loro partecipazione nei consigli rappresentativi. Significativi due documenti del 1976: nel febbraio espresse con forza la sua solidarietà a Comunione e Liberazione, accusata di intrighi internazionali; in aprile firma un lungo messaggio con il quale precisa i compiti dell'Azione Cattolica, che vede politicamente autonoma (da poco l'associazione aveva fatto la "scelta religiosa") e nello stesso tempo impegnata. Può rientrare nell'attenzione ai laici anche l'istituzione nel 1981 del diaconato permanente affidato a don Gianni Vincini.
LE MISSIONI La diocesi dal 1964 era impegnata con proprie missioni in Brasile. Mafredini eredita questa realtà, compie subito un viaggio oltreoceano per rendersi conto personalmente e organizza il settore con molta concretezza. Lo stesso farà in Uganda appoggiando l'iniziativa di don Vittorio Pastori, l'amico e collaboratore di Varese che lo ha seguito a Piacenza.
ORGANI COLLEGIALI Portò la sua managerialità pastorale anche in questo settore riorganizzando il Consiglio Pastorale e il Presbiterale.
FAMIGLIA L'attenzione per questa realtà si concretizzò con la fondazione dell' Istituto La Casa che, oltre a disporre di alcuni servizi come il consultorio, si interessò anche di pastorale della famiglia (solo dopo il Sinodo verrà istituito un apposito ufficio in curia).
CARITAS Nel 1972 fondò la Caritas diocesana, che ereditava e organizzava una lunga tradizione assistenziale, aprendosi ora alla pastorale.
LA TRADIZIONE Valorizzò la tradizione della Chiesa piacentina. Nel 1972 promosse le celebrazioni dell'850° del Duomo con un convegno storico; nel 1976 celebrò gli 800 anni della nascita di S. Franca e i 700 della morte del Beato Gregorio X con la venuta dell'urna a Piacenza. Non solo convegni e celebrazioni: dobbiamo a lui la dedicazione di parrocchie a santi piacentini quali San Corrado Confalonieri, San Vittore e Santa Franca.
RESISTENZA Promosse la raccolta di "testimonianze del clero piacentino durante la guerra partigiana" che poi confluirono nel volume "Nella bufera della resistenza" pubblicato nel 1985.
IL SESSANTOTTO Guidò la diocesi negli anni che seguirono il Sessantotto ed ebbe a che fare con le "comunità di base" di San Lazzaro e della Corneliana con esponenti di un dissenso che aveva raggiunto anche il clero. Nell'assemblea diocesana dell'Azione Cattolica dell'aprile del 1972 la diocesi scelse l'ascolto, ma non mancarono le defezioni. Sono tempi ancora oggi di lettura controversa.
L'UOMO DI PREGHIERA Vi sarebbe poi il capitolo sull'uomo e qui i giudizi finora espressi sono molti e diversi in quanto Manfredini non passava certo nell'indifferenza. Come detto, era apparentemente un operativo, chi però lo frequentò da vicino assicura che era anche un uomo profondamente di preghiera. Pregava a lungo tutti i giorni, anche quando si sottoponeva a programmi faticosi e intensi.
Fu, in estrema sintesi, un vescovo che, pur vivendo la contemporaneità, ebbe la capacità di guardare avanti. Nelle sue scelte fu spesso assillato dal tempo, come se avesse saputo che la Provvidenza, di tempo, gliene aveva riservato poco.
FAUSTO FIORENTINI